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Alberto Fabio Lorenzi. Italiano a Parigi, negli anni ruggenti del fenomeno Déco

Artista quasi sconosciuto in Italia, fu uno dei più brillanti illustratori di prodotti dell’editoria francese nei primi magici decenni del Novecento

Di Alberto Fabio Lorenzi (Firenze 1880 – Parigi 1964) si perse ogni traccia dopo che, alla metà anni Trenta, rimase come altri “vittima” della rivoluzione tecnologica che decretava la fine dell’età d’oro dell’illustrazione e l’oblio per una schiera di grandi disegnatori.
A ottant’anni di distanza, per colmare un vuoto informativo pressoché assoluto sono partito dalla raccolta e classificazione di quante più immagini possibile dei suoi lavori fino a superare 800 unità. Ciò mi ha permesso di desumere, tra l’altro, l’inizio e la fine di ogni suo rapporto di collaborazione con gli editori di ben 29 riviste e a contribuire ad individuare i 31 libri da lui illustrati tra cui Le Semeur d’amour (1924), la sua opera migliore.
Queste informazioni, unitamente a quelle tratte da indagini protrattesi per anni alla ricerca di ogni dettaglio rivelatore, hanno portato alla messa a fuoco l’attività dell’artista nel corso di ogni tappa della sua carriera.

 

Alberto Fabio Lorenzi, “At the Cabaret – A study by Lorenzi”, c. 1920

Da Firenze a Parigi

Alberto Fabio Lorenzi nasce a Firenze il 2 giugno 1880 da Francesca Torrigiani e da Giorgio Lorenzi, un brillante esecutore e compositore di pezzi per arpa. Avendo mostrato una spiccata attitudine per il disegno, dopo il liceo frequenta l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Della sua attività artistica nella prima decade del ‘900 residuano una decina di pregevoli olii e altrettante stampe probabili illustrazioni di prova o meno per un libro o una rivista.
Nel 1910 Lorenzi lascia Firenze per Parigi attratto, come molti letterati e artisti di tutta Europa, dal fermento intellettuale e dal clima cosmopolita che vi si respira in quel periodo.
Le prime esperienze di bohéme sono molto dure ma con l’aiuto di Amedeo Modigliani e di Umberto Brunelleschi, due amici e compagni d’Accademia, egli riesce a integrarsi rapidamente nella cosmopolita comunità artistica di Parigi.
In quei giorni, l’Art Nouveau, lo stile attivo che nei decenni precedenti aveva trionfato in ogni campo, era ormai al tramonto. Già s’intravedevano i primi germogli della fioritura di un nuovo linguaggio artistico, quello che sarebbe stato battezzato anni più tardi, Art Déco.
Lorenzi (in arte Fabius) è tra i primi a impadronirsi degli elementi caratteristici del nuovo stile – colori intensi e accesi, sinteticità, geometrismo – favorito forse dal fatto di lavorare inizialmente in un campo, quello della moda, all’avanguardia, di questi cambiamenti. In questo campo egli contribuirà infatti a creare bellissime composizioni per la Gazette du Bon Ton (1913-14), Le Journal des Dames et des Modes (1914), Les Elégances parisiennes (1916-23) e Fémina (1917-22).

 

 

Una donna moderna e alla moda

La moda del periodo, a partire da quella di Poiret, accompagna il processo di emancipazione femminile divenuto incalzante sul finire della Grande Guerra per effetto dei ruoli più impegnativi assunti dalle donne mentre gli uomini erano al fronte. Va nascendo la donna moderna, libera e disinibita, quella stessa donna che Lorenzi s’incaricherà di rappresentare con ironia e con una dose di candido erotismo in ogni momento della sua giornata; una donna il cui nuovo ruolo costituirà una caratteristica peculiare del movimento Déco divenuto ben presto la forma espressiva prevalente in molti campi.

Alberto Fabio Lorenzi, ‘Le parapluie’, Le Sourire, 1927

Scoppiata la pace, la parola d’ordine è divertirsi e dimenticare le tragedie della guerra. È l’inizio degli anni ruggenti.
Quasi che fossero stati a lungo compressi negli anni di guerra, i costumi si evolvono rapidamente, ancor più quelli femminili. Le giovani donne abbracciano con entusiasmo la moda delle gonne corte e dei capelli a caschetto, fumano in pubblico e affollano con i loro accompagnatori i teatri, i caffè, le sale da ballo e le gallerie d’arte; sviluppi comportamentali che i settimanali parigini s’incaricano di registrare con testi e illustrazioni.

 

 

Riviste, pubblicità, ed altre pubblicazioni

Due, le grandi ambasciatrici della città più sofisticata e affascinante del mondo, le riviste Le Sourire e La Vie parisienne. Entrambe presentano una pronunciata vocazione erotica, e i temi trattati sono gli stessi: allegria, amore, piacere sessuale ed eleganza, più l’haute couture nella seconda, ma mentre Le Sourire si rivolge a un target popolare, La Vie parisienne ha come lettori le classi ricche e benestanti.

Alberto Fabio Lorenzi, “The Revellers”, tavola per Eve, rivista femminile londinese, 1920

Alberto Fabio Lorenzi dal 1918 al 1935 realizzerà per Le Sourire centinaia di bellissime tavole a colori tra cui molte copertine e pagine centrali tutte improntate a un moderato e candido erotismo, diventando in breve uno dei più rappresentativi e gustosi dessinateur de la femme.
Il suo stile si basa principalmente sulla bellezza e giovinezza sempre rappresentate attraverso figure femminili in atteggiamenti seducenti o addirittura maliziosi, colte in pose che ne esaltano la femminilità. La figura, avvolta in abiti leggeri e svolazzanti o in lingerie, è resa attraverso un segno grafico semplice, lineare, riempito di colori intensi e accesi.
Con La Vie parisienne, la collaborazione inizia dal 1927 e riguarda un minor numero di tavole rispetto a quelle prodotte per Le Sourire, ciò a causa della grave crisi che investì il campo dell’illustrazione nei primi anni Trenta.
Non meno pregevoli sono le tante tavole di Lorenzi prodotte per le riviste Le Journal amusant, Paris Plaisirs, Eros e altre ancora, sempre improntate a un gioioso erotismo.
Negli stessi anni, all’attività di disegnatore per le riviste Lorenzi affianca quella d’illustratore di libri, di grafico pubblicitario e creatore di tessuti per la seteria Bianchini Férier di Lione, azienda al tempo molto famosa, confrontandosi in questo e negli altri campi con i più dotati artisti del tempo, da George Barbier a Edouardo Benito, da Umberto Brunelleschi a Leonetto Cappiello, Georges Lepape, e altri oltre a Léon Bonnotte, Albert Chazelle, Georges Léonnec, Georges Pavis, Val’Es, Armand Vallée, per citarne alcuni.

 

Ma tutto ha una fine

Dai primi anni Trenta il diffondersi di tecniche per la riproduzione a stampa delle foto consente agli editori di fare a meno dell’opera dei disegnatori, potendo sopperirvi con ben più economiche foto a colori.
Un’era artistica di grande spessore, nata attorno al 1880 ed esplosa nelle prime decadi del ‘900, si chiude così a metà del decennio, lasciando senza lavoro una schiera di straordinari artisti che con talento e fantasia avevano arricchito i testi di tanti autori e regalato colore e calore a una moltitudine di lettori.

Alberto Fabio Lorenzi. Tre olii, di cui il primo a sinistra ‘Le bain dans la rivière’, c. 1935

L’eccellente gruppo di illustratori che aveva sostenuto le riviste francesi per tanti anni, gli artisti le cui opere erano emerse dalla rivoluzione artistica nei primi anni del nuovo secolo, cadono rapidamente nel dimenticatoio.
Per Lorenzi è un duro e decisivo colpo alle sue finanze avendo poco prima perso, per altre cause, anche il lavoro in campo librario, pubblicitario e nel disegno di tessuti, tanto da doversi adattare a vivere con proventi derivanti dall’occasionale restauro di quadri.
Dopo essere stato a lungo esponente di primo piano all’interno del movimento Déco, l’artista finisce i suoi anni in miseria. Morto il 10 aprile 1964 (non nel 1969 come si legge in molti siti Web) assistito dalla moglie Germaine, viene ospitato presso la tomba dell’amico Umberto Brunelleschi (Montemurlo, 1879 – Parigi, 1949), opportunità offerta dalla moglie del noto illustratore dello stesso periodo.

 


Per saperne di più…

La copertina del volume di Angelo Luerti, “Alberto Fabio Lorenzi”, Milano 2017

Dopo otre trent’anni di oblio, nostalgia, ammirazione e interesse per gli anni Venti hanno favorito il graduale recupero del Déco culminato nel 1971 con la grande mostra di Minneapolis, The World of Art Déco, che ha riportato all’attenzione del pubblico e della critica i più creativi e qualificati illustratori del movimento cui appartenne anche Alberto Fabio Lorenzi.
Artisti a lungo dimenticati, taluni nel frattempo scomparsi, hanno cominciato ad essere oggetto di ricerche e studi, primo fra tutti Erté (Romain de Tirtoff), seguito da George Barbier, Umberto Brunelleschi, Gerda Wegener e altri.
Su Alberto Fabio Lorenzi, invece non era mai stata tentata una ricerca. Il libro a lui dedicato da Angelo Luerti, collezionista e studioso del periodo, intende colmare questa lacuna e rendere omaggio e lustro a un artista che ha saputo rappresentare il profumo di quel mondo, la sua follia, la sua bellezza frivola.
Il volume Alberto Fabio Lorenzi, Angelo Luerti, Milano 2017, 196 pagine e 320 foto a colori è in vendita da Hoepli, Librerie Armani e Galleria Carla Sozzani a Milano e da Little Nemo a Torino.


Nell’immagine in Primo Piano: Alberto Fabio Lorenzi, ‘Bas les Masques et haut les Jambes’, ’La Vie Parisienne’, 1930; serigrafia.

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