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Da Radio Museo a Progetto Social. L’idea vincente di Francesco Chiantera

All’inizio era solo una collezione conservata in casa per oltre cinquant’anni da Alberto Chiantera, settantunenne maresciallo originario del Salento, “comandato” negli anni ’60 a Verona.
«È in questa città che ha preso corpo la poderosa collezione di mio padre, appassionato di strumenti di diffusione sonora, così come lo era stato mio nonno», racconta Francesco, Direttore del Museo della Radio Guglielmo Marconi, a Verona.

 

Verona. L’ingresso dell’Istituto Tecnico Industriale Galileo Ferraris. La scuola superiore, in cui si svolgono regolari attività didattiche, ospita al suo interno il Museo della Radio.

 

«Ho respirato questo ambiente sin da piccolo, condiviso da adulto la passione di mio padre, e dal 2013 sono responsabile della raccolta che dal 2001 ha trovato casa in un posto davvero insolito: l’interno del Galileo Ferraris, un Istituto Tecnico Industriale statale situato in centro, proprio di fronte alla casa di Giulietta».

 

 

Il Museo della Radio, che conta reperti dagli albori della radiofonia al pieno Novecento, è un vero gioiello della Comunicazione: oltre 2000 pezzi provenienti da sette nazioni che trovano posto nell’Aula Magna e in altri spazi più piccoli dove vengono approfonditi temi specifici, come ad esempio quello riguardante la Seconda Guerra Mondiale.
«Di questo periodo abbiamo la fortuna di possedere, tra gli altri reperti, due rarità di grande rilievo. La prima è un insieme formato da apparecchio radio, fotografie, documenti personali, stemmi e divise di una sentinella della polizia Volkspolizei, la Polizia Popolare della Repubblica Democratica tedesca addetta al controllo del Muro di Berlino. Io stesso ho rilevato i reperti da un collezionista militare di Mantova. È tutto materiale originale di cui possiamo provare l’autenticità».

 

 

Il secondo rilevante reperto è un documento storico di grande impatto emozionale ritrovato da papà Alberto in un mercatino di Torino. Si tratta di un apparecchio ispirato nella sua costruzione alla radio a galena, dove, al posto di questo minerale fu usata la grafite di una matita.
«La radio fu creata con materiali di fortuna da un detenuto italiano nel campo di prigionia di Buchenwald, Antonio Salomone che, imprigionato in ragione del suo cognome, in realtà non era ebreo. Mio padre è risalito a lui attraverso l’Archivio di Stato e al suo libretto di lavoro. La storia gli è stata raccontata dai nipoti».
Nella “Stanza della Memoria”, come è stata battezzata la sezione dedicata all’ultima guerra, si trovano anche divise d’epoca e dischi originali del ventennio in cui si possono ascoltare le voci di Mussolini e di Hitler.

 

Il pezzo più prestigioso

Punto di riferimento in merito all’opera del grande scienziato cui è dedicato, il Museo della Radio Guglielmo Marconi presenta tutte le riproduzioni delle sue strumentazioni ed un reperto che rende questo luogo unico al mondo. Si tratta dell’antenna istallata dallo scienziato sull’Elettra, il panfilo a bordo del quale effettuava le sue ricerche sulle onde elettromagnetiche.

 

Museo della Radio. In mostra, l’antenna wireless originale, creata da Gugliemo Marconi per effettuare i suoi esperimenti di trasmissione con le onde elettromagnetiche a bordo del panfilo Elettra.

 

La vicenda del suo fortunoso rinvenimento e la successiva entrata in collezione sono state narrate da papà Alberto in un’intervista.
«Il panfilo Elettra, bombardato nel 1943, si trovava mezzo a picco tra l’Italia e la Iugoslavia. Rivendicato dal nostro Governo, sostava nel porto di Muggia a Trieste, danneggiato solo in parte. Fu qui che venne saccheggiato dei suoi arredi e strumentazioni ancora illesi, compresa la leggendaria antenna che, riapparsa dopo sessant’anni, mi è stata proposta, ed io l’ho rilevata per il museo».

 

 

La figlia di Marconi che, all’epoca bambina, viaggiava con i genitori a bordo del panfilo, riconosciuto l’oggetto come autentico, non ne ha preteso i diritti: «Ha voluto che la conservassimo noi come ricordo del padre, pertanto – precisa Francesco – il nostro è il solo museo al mondo riconosciuto ufficialmente dalla principessa Elettra Marconi come possessore dell’antenna originale con la quale a fine Ottocento venne effettuato il primo collegamento wireless della storia».

 

 

Idee e acquisizioni

Nel corso degli anni il Museo si è arricchito sempre più, e una seconda sede più piccola a Galatone, città natale di papà Francesco, ha offerto maggiore spazio alla raccolta veronese e fatto nascere in Francesco nuove idee di acquisizione: «Da quando ho lanciato il motto: piuttosto di buttarle via, portatele al Museo! ho ricevuto in dono oltre 300 radio ed intere collezioni, come quella della famiglia Nuvola di Enna e del signor Terragnoli di Verona. Ogni giorno arrivano pezzi nuovi, che sono onorato di esporre perché il passato va sempre ricordato, apprezzato e valorizzato».

 

 

#Fuorimuseo

Altre iniziative di successo stanno fruttando al Museo della Radio visibilità e consensi. E non stiamo parlando dei consueti eventi culturali che spesso si svolgono al suo interno.
Da quando Francesco Chiantera è diventato Direttore, nuove aperture verso l’esterno hanno portato i visitatori del Museo dai 3000 del 2013 agli oltre 15000 attuali, abbassandone anche l’età anagrafica.
Tutto merito del Progetto Social: «Con #Fuorimuseo ho ampliato la visione di questo luogo in maniera trasversale, proponendolo non solo come contenitore di apparecchiature di trasmissione ma come organismo vivo. Solo per fare un esempio, il Museo è diventato set di videoclip musicali per cantanti famosi quali: Arisa, Marco Masini, Nina Zilli, Sergio Sylvestre, Elisa…, che propongono spunti di riflessione su temi attuali quali la dipendenza dai social, il bullismo, ecc.».

 

 

L’obiettivo è quello di coinvolgere gli adolescenti con visite guidate completate dall’interazione con gli artisti e gli esperti di problematiche giovanili: «Interagendo con i ragazzi, li sensibilizzano a non abusare della rete, a utilizzarla in maniera corretta e costruttiva, dando valore alle parole di Guglielmo Marconi che precisò: ‘Le mie invenzioni sono fatte per salvare e non per distruggere l’Umanità’».
«I musei devono vivere ed evolversi con i tempi, e un luogo che parla di Comunicazione più di altri deve guardare al futuro, essere sempre aggiornato sulle novità», continua Francesco. «Con questa consapevolezza ho voluto che questo spazio diventasse anche sede staccata di Radio Verona che, con 4 speaker, trasmette interviste direttamente dal Museo (#livesocial). Grazie al suo ingresso, abbiamo oltre 100 ospiti/visitatori giornalieri».

 

 

L’opera di promozione a tutto tondo ha portato anche all’inserimento del Museo nella Verona Card, tessera cittadina per la visita a musei e monumenti, e da pochi mesi anche all’ingresso nel circuito del Touring Club Italiano.
E mentre su TripAdvisor crescono i giudizi eccellenti, ambasciatori del Museo sono diventati anche i reperti stessi che, prestati alle reti televisive, arricchiscono scenografie di video e trasmissioni di intrattenimento.

E papà Alberto? Ancora pieno di entusiasmo, si prepara a una nuova sfida, quella inerente le altre sue storiche raccolte: i cimeli dell’Opera, i grammofoni e la discografia d’epoca: «Al momento rincorre il sogno di un Museo interamente dedicato a queste tematiche», chiude Francesco.

 

Museo della Radio. Muro radio transistor anni ’70-’90.

Immagine di copertina:  Francesco Chiantera, Direttore Responsabile del Museo della Radio, all’interno di una sala espositiva.


Informazioni:
Museo della Radio
Verona – Istituto Galileo Ferraris, via del Pontiere 40
Orario: aperto sempre in orario scolastico; festivi: 10-13
Ingresso gratuito
www.museodellaradio.com

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