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Grafica simbolista e liberty

Una passione avvincente accompagna Emanuele Bardazzi nella ricerca di variegate espressioni artistiche. Dalle stampe ai libri illustrati, dai manifesti alle locandine, dagli spartiti alle riviste, dalle cartoline agli ex libris, una raccolta che riflette personalità e cultura

Incontriamo il collezionista Emanuele Bardazzi a casa sua, un’abitazione che niente toglie al confortevole vissuto quotidiano, ma che parimenti si offre così ricca di opere da suscitare un senso di soggezione, come se ci trovassimo in una realtà museale.
Le pareti delle stanze sono ricoperte, fino all’inverosimile, da opere di grafica simbolista e liberty, declinate in molteplici e variegate espressioni che spaziano dalle stampe ai libri illustrati, dai manifesti alle locandine, dagli spartiti alle riviste, dalle cartoline agli ex libris. Il periodo artistico culturale proposto sulle pareti trova conferma negli oggetti d’arredo: lampade, sculture, ceramiche, tappezzerie e suppellettili varie che concorrono a ricreare il clima di quello specifico momento storico artistico.


Studioso e ricercatore, Emanuele Bardazzi nutre un amore per il libro e per l’illustrazione che gli deriva sicuramente da un imprinting familiare (il padre era impiegato alla Biblioteca Nazionale di Firenze), sviluppatosi nel tempo attraverso gli studi indirizzati verso la storia dell’arte. Già da studente si avvicina al mondo della grafica fino ad approfondire il tema dell’illustrazione con una tesi sull’Arte del libro in Italia tra ’800 e ’900. E proprio ai tempi dell’università si manifesta il primo impulso collezionistico quando, affascinato da un libro pieno di illustrazioni trovato nello scaffale di una libreria antiquaria, arriva a pagare l’oggetto del desiderio ben 80.000 lire, cifra non trascurabile nel 1978 per un giovane studente! «Ma La Sibilla di Giulio Aristide Sartorio stampato per i tipi dell’Eroica nel 1922 fu amore a prima vista – racconta – e meritava quello sforzo economico». Inizialmente gli acquisti sono stati saltuari poi sempre più frequenti. Ricorda che la prima stampa comprata fu L’etoile polaire una photogravure di Louis Ricardo Falero.


Già da queste prime scelte si manifesta una predilezione verso un periodo legato al simbolismo figurativo che lo spinge a frequentare gallerie specializzate come l’Emporio Floreale a Roma e lo Studio 900 a Bologna dove negli anni Settanta si tenevano mostre pionieristiche di autori di inizio ’900, allora più o meno dimenticati.
È l’inizio di una passione sempre più avvincente che lo accompagnerà lo studioso per tutta la vita, portandolo a costituire una raccolta che riflette la sua personalità e la sua profonda cultura. Il collezionismo di Emanuele Bardazzi, infatti, è sempre legato a una ricerca storica; i suoi acquisti non si rivolgono ai soliti nomi noti con il criterio di investimento di denaro ma seguono un impulso conoscitivo, spesso l’approfondimento di un artista che la critica ha trascurato, lo induce a cercarne immediatamente delle monografie, la scoperta delle opere è poi una conseguenza. Così è stato per l’esoterico Roul Dal Molin Ferenzona, di cui il collezionista ha curato la mostra presso la Libreria Antiquaria Gonnelli nel 2002, e per Otto Greiner del quale si è occupato nel 2010 curando la mostra presso la Galleria Simone Aleandri a Roma e pubblicando la prima monografia in italiano. Le sue appassionate ricerche sono state motivo di numerosi viaggi all’estero durante i quali si è trovato a rovistare fra le cartelle delle librerie antiquarie. Negli anni ’80-’90 ha battuto, in bicicletta, tutte le librerie fra i canali di Amsterdam perché si era appassionato allo Jugendstil olandese (Neue Kunst) e si era innamorato di autori come Jan Toorop e Roland Holst. «In quell’occasione – racconta – feci indagini approfondite al gabinetto di disegni e stampe del Rijksmuseum ed un gallerista mi mise in contatto con un collezionista che attraverso la sua raccolta mi permise di affinare la conoscenza su quegli artisti. Poi vidi al museo Van Gogh una mostra monografica curata da Ian Millman su Gorge de Feure e mi appassionai alla sua opera… Ma oggi, grazie ai motori di ricerca, la “scoperta” viene fatta on line e quando mi concentro su un progetto o su un’idea c’è una strana magia che mi fa arrivare le cose che desidero, come se esse stesse mi venissero a cercare. Per questo motivo nella mia raccolta non c’è mai un pezzo mancante, arriverà domani, nel senso che la storia continua».

Tutto l’insieme ruota attorno ad una tematica così mirata che la rende un caso unico in Italia; non esistono associazioni di collezionisti con cui confrontarsi poiché le opere di determinati autori si trovano solo presso i vari Gabinetti di Disegni e Stampe. Per chi volesse iniziare una raccolta il consiglio del collezionista è quello di assecondare sempre il proprio gusto personale, unire lo studio alla passione e farsi una certa cultura sugli aspetti tecnici e merceologici per non arrivare a strapagare un pezzo; a questo scopo è utile consultare siti come Artprice che riportano i risultati delle aste dei singoli autori divisi per categorie (stampe, disegni, dipinti). Sull’entità della collezione Bardazzi accenna sornione a “diverse centinaia”, una stima che abbiamo motivo di ritenere approssimata per difetto; un considerevole insieme che va custodito con un certo criterio e Bardazzi, infatti, protegge la sua raccolta conservandola in cartelle ben organizzate. Al tempo stesso non vuole privarsi del piacere di convivere con le opere che considera parte del suo habitat e quindi una certa parte è esposta in eleganti cornici coeve scelte con cura o realizzate ad hoc con materiale altamente selezionato. Naturalmente, le stampe appese alle pareti sono più vulnerabili e per questo il collezionista adotta le necessarie precauzioni per salvaguardarne l’integrità: «È essenziale mantenere gli ambienti asciutti e collocare le opere al riparo dalla luce diretta» precisa. «Inoltre, è indispensabile utilizzare passe-partout non acidi evitando i cartoni che lasciano sulle stampe irrimediabili aloni di ossidazione ma, soprattutto: niente scotch».
Una raccolta di tale importanza pone, tra gli altri problemi, anche quello del suo futuro, e così, prima di congedarci, chiediamo a Bardazzi chi, dopo di lui, raccoglierà il testimone. La domanda che non sembra turbarlo: «Intendo morire insieme a queste cose. Ho un modello ideale di collezionista: Vittorio Pica (il massimo conoscitore e divulgatore della grafica di primo Novecento) la cui collezione fu messa all’incanto dopo la sua morte e dispersa in mille rivoli. D’altronde, se così non fosse, amatori e cultori della materia non potrebbero mai entrare in possesso di opere. Dopo di me, sarà la ragion d’essere di qualcun altro». Pacificato, dunque, ma anche generoso al punto che chiude dicendo: «Se il destino mi facesse incontrare una persona meritevole, la donerei».

Attualmente Emanuele Bardazzi è consulente per la grafica dell’Otto e Novecento presso la Casa d’Aste Gonnelli di Firenze. Per le sue conoscenze specifiche è stato chiamato a collaborare con prestiti di opere e contributi critici a numerose mostre pubbliche; citiamo “Alberto Martini e Dante” alla pinacoteca Martini di Oderzo nel 2004, “Il simbolismo in Italia” al Palazzo Roverella a Padova (2011-2012) e la recente mostra “Liberty in Italia, artisti alla ricerca del moderno” a Palazzo Magnani a Reggio Emilia. Nel 2014 nasce da una sua idea la mostra a Sesto Fiorentino “Incubi nordici, miti mediterranei. Max Klinger e l’incisione simbolista mitteleuropea” che ha il merito di far luce per la prima volta sui maestri della Griffelkunst, artisti legati al mondo simbolico, onirico e immaginario.

(Immagine di copertina: Il collezionista Emanuele Bardazzi. Tra le sue mani, il catalogo della mostra “Incubi nordici e miti mediterranei. Max Klinger e l’incisione simbolista mitteleuropea”, curata nel 2014)


Alphonse Mucha, “La Francia rivela l’Austria al mondo”, parte sinistra del manifesto Österreich auf der Weltausstellung Paris 1900, 1899, cromotipia, mm 1000×365

Ora in mostra a Sesto Fiorentino

Proviene dalla collezione di Emanuele Bardazzi la maggior parte delle opere presenti a “La vergine e la femme fatale. L’eterno femminino nell’immaginario grafico del simbolismo e dell’Art Nouveau”, raffinata mostra visibile fino al 28 maggio 2017, organizzata dal Comune di Sesto Fiorentino e dal Gruppo “La Soffitta Spazio delle Arti” del Circolo Arci-Unione Operaia di Colonnata.
La rassegna, che conta più di 300 opere grafiche tra incisioni, illustrazioni di libri e riviste, manifesti, ex libris e cartoline, vede la curatela di Emanuele Bardazzi in collaborazione con Giulia Ballerini e M. Donata Spadolini.
Attraverso un vasto repertorio artistico, la mostra documenta la variegata gamma espressiva dell’immaginario legato all’eterno femminino nella cultura figurativa europea tra ’800 e ’900; un caleidoscopio di rappresentazioni che si delineano soprattutto nella fantasia maschile, modellando la figura della donna su basi che se da un lato ne rivendicano la libertà assoluta e l’estremo predominio, dall’altro la inchiodano a ruoli e ad archetipi rigidi e contrapposti mitizzandone ed estremizzandone l’immagine su un piano simbolico oltre i confini del reale.
Soluzioni grafiche di straordinaria fantasia e creatività affiancano e contrappongono la femme fatale alla figura asessuata della vergine casta in un’esposizione ben calibrata e al tempo stesso molto densa. Una selezione di opere significative documenta la figura eminente di Félicien Rops, illustratore dei maggiori protagonisti della letteratura decadente francese, da Mallarmé a Verlaine. Particolarmente ricca è la sezione dedicata al parigino Georges De Feure, elegantissimo esponente dell’Art Nouveau, esposto in Italia per la prima volta grazie alla collaborazione di Jan Millman, massimo esperto internazionale dell’artista, di cui si può leggere anche un saggio in catalogo.
Moltissimi sono gli artisti francesi in mostra, dai più famosi come Alphonse Mucha e Paul Berthon, a nomi poco noti al pubblico italiano, e per questo motivo interessanti scoperte, come Marcel-Lenoir o Maurice Dumont. Presenti inoltre significativi protagonisti dell’area simbolista tedesca come Max Klinger, Otto Greiner o Franz von Stuck. E non mancano al panorama esaustivo internazionale artisti inglesi, boemi, scandinavi, belgi, olandesi e italiani.
Molto ricco, il bellissimo catalogo a cura di Emanuele Bardazzi con la collaborazione di Giulia Ballerini e M. Donata Spadolini, edito da Polistampa.


Informazioni
Sesto Fiorentino (FI)
“La vergine e la femme fatale. L’eterno femminino nell’immaginario grafico del simbolismo e dell’Art Nouveau”
Fino al 28 maggio 2017.
Sedi: Centro espositivo “Antonio Berti”, Via Bernini, 35; La Soffitta Spazio delle Arti c/o Circolo Arci di Colonnata – Piazza M. Rapisardi, 6.
Orario: tutti i giorni 16-19; domenica 10-12 /16-19; chiuso il lunedì
Ingresso libero

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