Arti applicate Primo piano 

Guerrino Tramonti (1915-1992). Ceramista, scultore e pittore faentino

Maestro ceramista tra i più apprezzati nell’Italia di pieno Novecento, Guerrino Tramonti condusse la sua ricerca in autonomia creativa. Si espresse in modo innovativo in diversi ambiti aderendo pienamente alla sintesi delle arti, in linea con l’epoca in cui visse. Fino a settembre, una retrospettiva alla Casina delle Civette ripercorre la sua carriera artistica.

Nato a Faenza nel 1915, sin da adolescente Guerrino Tramonti si distingue per capacità scultoree ed estro artistico. Dopo aver frequentato la Scuola comunale di disegno industriale e plastica “Tommaso Minardi”, viene iscritto alla Regia Scuola di Ceramica a Faenza dove ha modo di apprendere il mestiere da Domenico Rambelli e si giova dell’esempio artistico di Anselmo Bucci, tra i massimi esponenti delle arti decorative operanti in città.
Già a quindici anni partecipa con le sue sculture in terracotta a concorsi in cui ottiene riconoscimenti; a sedici riceve il Premio “Rimini” del 1931, e a diciassette è primo al Concorso “Rubicone” della città di Rimini.
Nel 1934, in occasione della seconda vincita dello stesso Concorso, entra in contatto con lo scultore Arturo Martini, membro della giuria, che gli propone di seguirlo nel suo studio a Milano. Guerrino non accetta l’invito, ma negli anni a venire avrà occasione di frequentare il grande scultore trevigiano come artista alla pari, da amico e collega.

 

Guerrino Tramonti, Scultura in terracotta smaltata, 1949-51, cm 31×15,5×21,5. © Archivio Museo Tramonti. Photo by Raffaele Tassinari

 

Il premio al I Concorso Nazionale della Ceramica della città di Faenza nel 1938, porta Tramonti fuori dall’ambito locale: la sua “Testa di giovinetta”, creata ad Albisola nella “Casa d’arte Agnino & Basile” – dove era stato modellatore – entra in collezione al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza. L’opera in terracotta e smalti andrà purtroppo distrutta nel corso della seconda Guerra mondiale.
Nel 1951, dopo aver trascorso qualche anno a Venezia frequentando la cerchia del pittore Filippo De Pisis, l’artista apre il suo studio in Via Tolosano a Faenza e si appresta a vivere il suo miglior momento creativo. Nei decenni successivi al secondo conflitto mondiale, infatti, consolida la sua posizione di scultore e ceramista entrando a pieno titolo nel variegato mondo artistico-culturale italiano.
Grazie al ritrovato amico d’infanzia Franco Gentilini, pittore faentino ben introdotto a Roma, negli anni ’50 entra in contatto con personalità legate al mondo artistico della capitale, e tra queste: gli scrittori e critici d’arte Libero De Libero e Leonardo Sinisgalli, il principe Massimo, noto amante dell’arte, e l’editore De Luca che nel 1956 pubblicherà una sua monografia nella collana “Artisti d’oggi”.
Nello stesso periodo inizia la sua ricerca decorativa di matrice neocubista e astrattista, inaugurando la lunga stagione dei grandi vassoi e dei piatti in terracotta smaltata. Espone nelle principali rassegne d’arte ceramica in Italia, Germania e U.S.A., accanto ad artisti come Lucio Fontana, Leoncillo, Fausto Melotti, Agenore Fabbri, Tullio Mazzotti, Angelo Biancini, Nanni Valentini, Guido Gambone.

 

Gli anni ’50 vedono anche gli inizi del Tramonti educatore. Nel 1951 è insegnante di Plastica alla rinomata Scuola d’Arte di Civita Castellana, in provincia di Viterbo. Nel 1953 è Direttore della Scuola d’Arte dell’antico centro ceramico di Castelli d’Abruzzo. In questa veste la sua ricerca artistica porta all’ideazione di un grandioso soffitto composto da 356 tavelle maiolicate con decorazioni policrome denominato “Terzo Cielo” di Castelli. L’opera, realizzata nella stessa scuola dagli studenti sotto la guida degli insegnanti Serafino Mattucci e Arrigo Visani, viene premiata alla X Triennale di Milano nel 1954, e costituisce la rielaborazione in chiave moderna dei due antichi soffitti maiolicati della locale Chiesa di San Donato, felicemente denominata la “Sistina della ceramica”. Nel 1958 Tramonti si sposta nelle Marche a dirigere la Scuola d’Arte di Cagli, e dal ’59 al ’63 è direttore dell’Istituto Statale d’Arte di Forlì, dove ha occasione di sperimentare le tecniche tessili creando arazzi di grandi dimensioni che richiamano i motivi decorativi ceramici. Il suo ultimo incarico sarà la direzione (non esercitata) dell’Istituto d’Arte per la Ceramica di Nove di Bassano, altro storico centro d’arte applicata dove il Maestro chiuderà nei primi anni Settanta la sua carriera scolastica.

 

Negli anni Sessanta, una nuova stagione plastica si sviluppa intorno alla scelta di materiali ad alta temperatura quali il grès e la porcellana che permettono a Tramonti volumi spessi e colorazioni vicine alla sensibilità materica orientale. A questa fase corrispondono le nuove mostre internazionali in Danimarca, Spagna, Giappone, oltre ai numerosi premi e riconoscimenti ottenuti ai concorsi nazionali di Cervia, Rimini, Gubbio e Faenza.
Nel corso degli anni Sessanta e Settanta diversificando la sua produzione si dedica anche alla pittura. Dapprima parallelamente alla ceramica e poi sempre più preferendola ad essa.
Fino alla fine degli anni Ottanta, continuerà a esporre con successo in Italia e all’estero il suo lavoro complessivo: dipinti, arazzi, maioliche, porcellane e dischi invetriati dallo stile inconfondibile.

 

Dopo la morte del Maestro nel 1992, secondo le sue volontà nasce a Faenza la “Casa-Museo Tramonti” nell’abitazione di via Fratelli Rosselli, grazie alla Fondazione istituita a suo nome dalla famiglia. È qui che si possono ammirare le opere che riassumono l’intero percorso dell’artista.

 

Faenza, interno della “Casa-Museo Tramonti” in via Fratelli Rosselli. www.tramontiguerrino.it

 

Ai suoi esordi, anni Trenta e Quaranta, Tramonti predilige la scultura a tuttotondo influenzata dall’opera di Arturo Martini, nel clima del ritorno alle forme di derivazione archeologica, soprattutto etrusca, come testimoniano le sculture figurative in terracotta smaltata e dipinta.
Dagli anni Cinquanta il colore comincia a manifestarsi in oggetti semplici e d’uso comune come i grandi piatti decorativi resi particolari dagli spessi smalti che riportano immagini di gusto “primitivo”, sull’esempio di Guido Gambone, maestro che Tramonti ammira e considera il massimo ceramista del XX secolo. Negli stessi anni sperimenta gli arazzi e la figurazione dalle linee neo-cubiste e astratte che danno carattere e “presenza” alle terracotte smaltate che riportano volti e animali.

 

Negli anni Sessanta il colore esplode nei grandi dischi decorativi a effetto “craquelures”, originato dalla lavorazione a spessa invetriatura già sperimentata dagli anni Cinquanta; pezzi i cui soggetti raffigurati – quasi sempre forme geometriche e nature morte – sembrano essere sotto uno strato di ghiaccio frantumato. Nello stesso decennio prendono vita i raffinati vasi/sculture in gres porcellanato che richiamano nelle forme e nei materiali l’antica arte di Cina, Corea e Giappone. Lasciano incantati le variazioni dei colori impastati uno nell’altro da cui magicamente emergono minimi cristalli luminosi e l’imponenza delle masse costruite in blocco: merito del grès che ben si presta al felice connubio tra forma e smalto.
Chiude il percorso creativo del Maestro, il periodo pittorico che dagli anni Settanta lo accompagna negli ultimi anni di lavoro. Mettendo da parte la forma ceramica – lui stesso affermò di non poter andare oltre a ciò che aveva raggiunto – Tramonti si lascia sedurre dalla tela a cui si dedica con impegno ispirandosi al medesimo lessico iconografico: “arcaismi”, elementi di post-cubismo e surrealismo, mescolando colori ad olio e materiali sabbiosi.

 


 

Tramonti alla Casina delle Civette
“Alchimie di terra e di luce. I mille volti della ceramica di Guerrino Tramonti (Faenza 1915-1992)”.
Dagli esordi come scultore ai grandi piatti invetriati, dalle variopinte forme in gres fino ai dipinti dell’ultimo periodo.

Una bella sintesi dell’opera del maestro faentino è visibile in questi mesi a Roma, allestita in uno dei gioielli di Villa Torlonia: la Casina delle Civette, luogo già di per sé magico, scrigno di tesori di arti applicate del primo Novecento: arredi, pavimenti, maioliche, vetrate artistiche.
Fino a settembre, esposte opere in ceramica, dipinti e arazzi di Guerrino Tramonti, in dialogo con gli ambienti, gli arredi e le vivaci cromie delle vetrate del Museo.
Delle 50 opere selezionate, quelle in gres porcellanato anni Sessanta – tutte giocate sulla sintesi delle forme e gli impasti di colore – trovano posto all’interno della Casina in grande armonia con le vetrate e la struttura stessa degli ambienti.
Presso la Dipendenza all’ingresso del Museo, si possono ammirare invece gli eccezionali piatti invetriati , i boccali giganti del 1961, i grandi arazzi e i dipinti dalle linee post-cubiste che segnano l’ultimo percorso artistico del maestro negli anni Settanta.

 

L’esposizione, a cura di Maria Grazia Massafra, direttrice della Casina, delle studiose Raffaella Lupi e Stefania Severi, si avvale del Patrocinio dell’Associazione Italiana Città della Ceramica (AICC), del Comune di Faenza e del Museo Internazionale delle Ceramiche (MIC). È organizzata dalla Fondazione Guerrino Tramonti, in collaborazione con la Cooperativa Sociale Apriti Sesamo e la Galleria Sinopia di Roma.

 

Casina delle Civette, Roma, Villa Torlonia, lato sud, inizio secolo XX

 


 

In copertina: Guerrino Tramonti, Grande disco decorativo con cristallina a grosso spessore, 1968-71, cm 6,5×55,5. © Archivio Museo Tramonti Photo by Raffaele Tassinari

 


“Alchimie di terra e di luce. I mille volti della ceramica di Guerrino Tramonti (Faenza 1915-1992)”
Fino al 27 settembre 2020
Roma, Musei di Villa Torlonia – Casina delle Civette, Via Nomentana 70
Orario: da martedì a domenica ore 9.00-19.00, chiuso lunedì. La biglietteria chiude 45 minuti prima
Biglietti: causa Coronavirus preacquisto obbligatorio online www.museivillatorlonia.it; www.museiincomune.it oppure telefonando allo 060608 (tutti i giorni ore 9-19)

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