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La Vergine Vestale. A Tivoli, aperto il Parco dedicato alla sacerdotessa Cossinia

Cittadina a sud est di Roma già ricca di antichità e ville rinomate in tutto il mondo, Tivoli apre al pubblico un’altra area archeologica recentemente riqualificata. Si tratta del “Parco della vestale Cossinia”, luogo in cui nel 1929 fu rinvenuta la sepoltura di una sacerdotessa legata al culto locale della dea Vesta.

Un Parco lungo l’Aniene

Il “Parco della vestale Cossinia” si trova presso l’odierna stazione ferroviaria di Tivoli.
Già anticamente luogo di passeggiate nel verde lungo il fiume Aniene, il sito naturalistico e archeologico fu sistemato a giardino nel 1967. Caduto nell’abbandono negli scorsi decenni, si trovava in pessime condizioni già da molti anni. I lavori di riqualificazione hanno portato alla nuova apertura nel gennaio 2018.
Dall’ingresso lungo viale Giuseppe Mazzini si accede a un belvedere che ne offre la vista dall’alto, mentre una scalinata conduce all’ara funeraria della vestale Cossinia restaurata e messa in sicurezza.

 

Tivoli, 1929. L’ara funeraria della vestale Cossinia al momento della scoperta nell’area della necropoli di Tibur

 

L’antico monumento faceva parte della necropoli repubblicano-imperiale dell’antica Tibur che si trovava fra il baratro dell’Aniene (Villa Gregoriana) e il primo miglio della via Valeria. Fu scoperta nel 1832 durante i lavori per il traforo del Monte Catillo (Cunicoli Gregoriani) e di nuovo se ne trovarono altri resti negli anni successivi fino al 1836.
Ad oggi la necropoli di Tibur è quasi del tutto scomparsa. Restano visibili solo parti delle monumentali strutture che la delimitavano, giacché l’intera zona si è completamente trasformata nel tempo in ragione della costruzione della Stazione Ferroviaria, dei bombardamenti dell’ultima guerra e dell’urbanizzazione cittadina.
La tomba della vestale Cossinia doveva trovarsi proprio al temine della necropoli poiché alle sue spalle le fonti indicano la presenza di una grande villa, forse proprietà di M. Valerius Maximus, il costruttore della via Valeria.

 

Giovanni Brun (secolo XVIII-XIX), Avanzi della Villa di Valerio Massimo a Tivoli (in: Nuova raccolta di 100 vedute antiche della città di Roma e sue vicinanze, Roma, ante 1816)

 

L’ara funeraria di Cossinia

Il monumento funerario della vestale Cossinia, anch’esso oggetto di ripetuti atti vandalici nel corso degli anni, risale agli inizi del I secolo d.C. Fu ritrovato casualmente nel 1929, praticamente intatto, a seguito di uno smottamento del terreno lungo la riva destra dell’Aniene. La sua presenza all’interno della necropoli dell’antica Tibur attesta che in loco, così come in alcune altre località laziali, esisteva una sede del massimo sacerdozio femminile dello Stato Romano, avente come sede ufficiale a Roma il Tempio di Vesta e la Casa delle Vestali al Foro Romano.

 

Tivoli, “Parco della vestale Cossinia”. L’ara funeraria della vestale Cossinia

 

L’elegante sepoltura è a tutt’oggi la sola tomba che si conosca appartenente a una vestale, circostanza che già all’epoca del ritrovamento ne decretò la celebrità. Si compone di un alto basamento costituito da cinque gradoni in travertino e da un parallelepipedo in marmo bianco alto oltre un metro e sessanta, largo un metro e spesso quasi settanta centimetri.
Sul lato principale, scolpita a rilievo, l’ara presenta una corona di quercia che inquadra un’iscrizione incisa indicante il nome della persona defunta; quello del dedicante, Lucio Cossinio Eletto, evidentemente un familiare, si trova invece nella parte inferiore dell’ara.
Sui lati minori del monumento trovano posto i simboli funerari, consueti strumenti per le offerte: sul fianco sinistro un urceus, brocca per il vino, sul destro, una patera, coppa poco profonda. Sul retro, infine, sono incisi due esametri, che testimoniano la fama popolare di cui la sacerdotessa godette in vita: “Qui sepolta riposa la vergine, per mano del popolo trasportata, poiché per sessantasei anni fu devota a Vesta. Luogo concesso per decreto del senato”.

 

A confronto, l’ara di Cossinia come è adesso e come forse si presentava all’epoca con i suoi colori originari. Ipotesi di Gianna Bertacchi. Scuola di specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio, Università degli Studi di Firenze (immagini dal Catalogo della mostra “Tivoli e la vestale Cossinia”)

 

La virgo Cossinia, proveniente da antica e nobile famiglia tiburtina, morì ultrasettantenne “Dopo aver servito Vesta per un periodo uguale a undici volte l’età che aveva al suo ingresso al sacerdozio”, e rimanendo devota al culto della dea oltre il periodo dovuto. La regola dell’ordine, infatti, prevedeva che le vestali, dopo 30 anni di “onorato servizio”, potessero tornare alla vita normale (exauguratio) e anche sposarsi, benché ciò fosse comunemente ritenuto non idoneo e malaugurante.

 

Il culto di Vesta

Quello delle vestali era l’unico sacerdozio femminile praticato nella Roma antica.
Divinità dei Romani e dei Latini, Vesta era protettrice del fuoco, e quindi del focolare domestico e pubblico. Tenuta in grande onore, era “accudita” dal collegio delle Vestali: 6 sacerdotesse il cui compito principale era tenere sempre acceso l’ignis perpetuus, il fuoco sacro nel Tempio pubblico dedicato al suo culto, mansione importantissima che si riallacciava a quella in uso nei popoli primitivi, originata dalla necessità di mantenere sempre vivo il fuoco al quale la comunità di pastori e agricoltori poteva ricorrere in caso di bisogno.

 

Tivoli. Veduta panoramica del Tempio di Vesta in una cartolina d’epoca. (Collezione Tertulliano Bonamoneta, Tivoli)

 

Una vita da vestale

L’età per l’immissione al sacerdozio era tra 6 e 10 anni.
Le bambine, sottoposte al vaglio del Pontefice Massimo, non dovevano presentare imperfezioni fisiche e dovevano avere genitori viventi cui veniva chiesto il consenso per l’avvio al sacerdozio.
Alle 6 prescelte, tra un gruppo di 20, venivano tagliati i capelli che andavano appesi a un albero di loto; venivano dati abiti particolari ed assegnato un posto nell’abitazione comune (Atrium Vestae) vicina al Tempio, dove erano obbligate a risiedere.
Nei primi dieci anni da vestale le fanciulle apprendevano i loro doveri di sacerdotesse; nei seguenti dieci esercitavano il loro ufficio e negli ultimi dieci si dedicavano all’insegnamento alle novizie.

 

Denario di Nerone con ritratto dell’imperatore (R) e il tempio di Vesta con la statua di culto al suo interno (V)

 

Outfit da sacerdotessa

Le donne votate alla dea Vesta indossavano abiti distintivi del ruolo.
Il vestito era composto da una stola (sottoveste) e da una sorta di mantello detto pallium, entrambi in lana bianca. Sul capo portavano uno scialle anch’esso bianco (suffibulum), tenuto da una spilla (fibula), che lasciava scoperta solo la fronte e l’attaccatura dei capelli.
La capigliatura (che appariva sotto lo scialle), era divisa secondo la rituale prescrizione: sei trecce (seni crines) avvolte ognuna da una benda di lana (infula) a sua volta adornata da un nastro rosso (vitta). Quest’acconciatura dalle origini arcaiche, che le donne romane adottavano solo il giorno delle nozze, veniva portata dalle Vestali tutta la vita.

 

Tivoli, “Parco della vestale Cossinia”. Rievocazione storica con vestali presso l’ara funeraria

 

Obblighi e privilegi

Nell’antica Roma le vestali che venivano meno ai loro doveri erano punite severamente, fino alla pena di morte per inedia nel caso non rispettassero il voto di castità. In compenso, però, prestigio e vantaggi rendevano la loro vita migliore rispetto a quella di tante altre donne romane. Eccone alcuni. Entrate nell’Ordine, le vestali ricevevano dallo Stato una dote cospicua e disponevano liberamente dei propri beni; tenute in grandissima considerazione nelle “alte sfere”, potevano chiedere promozioni civili e militari per i loro favoriti, girare in carrozza per la città come solo alle imperatrici era concesso e testimoniare senza l’obbligo di prestare giuramento. Quando una vestale camminava per strada, preceduta da un littore, anche i consoli dovevano cederle il passo, ogni offesa alla sua persona era punita con la morte, e come fosse un’apparizione divina, se un condannato aveva la fortuna di incontrarne una per strada, gli veniva accordata la grazia.

 

Morte della Vestale Cornelia, incisione di Giuseppe Mochetti (notizie 1814-1905) da un disegno di Bartolomeo Pinelli (1781-1835), 1850

 

“Tivoli e la vestale Cossinia”. La mostra temporanea

In questi mesi una mostra sta rendendo omaggio all’importante monumento funerario di Cossinia da poco restaurato e al nuovo Parco a lei dedicato.
La mostra “Tivoli e la vestale Cossinia”, allestita al primo piano del Palazzo della Missione, Museo della Città, permette di ripercorrere momenti storico-culturali fondamentali per il territorio e legati agli usi dell’antica Roma. Presenta, tra gli altri reperti, il corredo rinvenuto nella sepoltura femminile situata proprio accanto all’ara di Cossinia, tra cui una bambolina eburnea arricchita da ornamenti in oro e un cofanetto in ambra (esposto in copia), due importanti testimonianze conservate al Museo Nazionale Romano, appartenute a una donna non ancora identificata.

 

 

Interessante, anche un altro reperto legato strettamente al territorio. Si tratta della meridiana inscritta con i nomi di due quattuorviri del municipium tiburtino che alla fine del I secolo a.C. fecero restaurare l’horologium solare in uso nella necropoli di Tibur.
Infine, per dare risalto alla figura delle virgines Vestales e al prestigio di cui esse godevano, l’esposizione di Tivoli presenta una maestosa statua proveniente dal Palatino: “Servirà ad arricchire la mostra, essendo uno dei pochi esemplari di sacerdotesse vestali che ci sono rimasti, imponente con il suo ricco abbigliamento e il suo severo atteggiamento”, ha dichiarato Maria Antonietta Tomei, Consigliere del Sindaco di Tivoli per i Musei Civici.

 

Veduta dell’ara della vestale Cossinia a fine lavori di scavo e consolidamento, 1930. A sinistra, adiacente ad essa, l’altra sepoltura in cui furono trovati resti femminili e il corredo funerario di cui fanno parte la bambolina e il cofanetto ora in mostra a “Tivoli e la vestale Cossinia”

Immagine di copertina: Tivoli, “Parco della vestale Cossinia”. La scalinata che conduce all’ara funeraria della vestale Cossinia


Informazioni:
Il Sito archeologico: “Parco della vestale Cossinia”
Tivoli (RM) – Via Sant’Agnese, ingresso da Viale Giuseppe Mazzini, pressi stazione ferroviaria.

La mostra: “Tivoli e la vestale Cossinia”
Museo della Città Palazzo della Missione, via della Carità 1 (piazza Campitelli)
Fino al 31 maggio 2018
Orario: tutti i giorni 15-18; domenica anche 10-13/15-18; chiuso il lunedì
Ingresso gratuito

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