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Ladislaus Czettel 1895 – 1949. Ingegno ungherese. Fascino francese. Fantasia slava

Versatile stilista e costumista di livello internazionale, dagli gli anni ’20 ai ’40 Ladislaus Czettel contribuisce coi suoi disegni a 200 produzioni teatrali e 8 film. Un libro di recente pubblicazione ne illustra la vita e l’opera.

Lo splendore delle rappresentazioni teatrali è spesso evocato attraverso i titoli delle riviste, delle operette, delle opere liriche o attraverso i nomi dei compositori o degli interpreti famosi. Al contrario, i disegnatori che con i loro costumi hanno contribuito in modo determinante a dare risalto a ogni singola performance sono spesso ignorati o relegati a un ruolo secondario.
Così è stato per i grandi costumisti europei attivi nella prima metà del ‘900. Lo stesso poliedrico artista russo detto Erté, ad oggi tra i nomi più noti al grande pubblico, fu vittima per 30 anni di questa tendenza prima che venisse riscoperto alla fine degli anni Sessanta in occasione del più generale recupero dell’Art Déco. Grazie anche alla sua longevità – morì nel 1990 all’età di 98 anni – egli finì col monopolizzare l’attenzione di critici e storici per tutto il Novecento e col decretare di fatto l’oblio ai suoi contemporanei (“effetto Erté”) nel frattempo tutti scomparsi e dimenticati.
Il recupero di alcuni di questi grandi talenti è avvenuto solo in anni recenti attraverso mostre o libri a loro dedicati; è il caso dell’austriaco Paul Seltenhammer (2007), del francese Charles Gesmar (2009), dell’italiano Alberto Lorenzi (2017), della inglese Dolly Tree (2017), dello spagnolo José de Zamora (2022) e dello svizzero René Hubert (2023).
A questo elenco non poteva mancare l’ungherese Ladislaus Czettel, cui un libro di recente pubblicazione si propone di rendere omaggio e lustro.

 

1937 – Ladislaus Czettel nel suo studio di Vienna

 

Ladislaus Czettel (1895-1949)

László Fülöp Donáth nasce il 12 marzo 1895 da una famiglia ebrea di Budapest e assume il cognome Czettel all’età di sei anni quando, orfano di padre sarà adottato dal secondo marito della madre.
L’artista mostra i primi segni del suo talento nel disegno già all’età di tre anni e a cinque disegna un abito da sposa per la cuoca della nonna. Questa sua passione cresce anno dopo anno come pure il desiderio di frequentare una scuola di disegno. Lo farà nel 1909 all’età di 14 anni quando, interrotti gli studi secondari, frequenta la scuola d’arte Depschitz di Monaco di Baviera e più tardi, nel 1911 a Parigi, un corso quasi esclusivo tenuto dal famoso scenografo e costumista russo Léon Bakst che, notato il suo grande talento, lo raccomanda a Paul Poiret, il celebre stilista che lo lancia nella carriera nel campo della moda. Collaborerà con lui fino a 1914 quando, allo scoppio della Grande Guerra, il grande sarto licenzia tutti i collaboratori – compresi Erté e José de Zamora – chiude l’atelier e si arruola volontario.

 

Dopo la pausa forzata degli anni della guerra, nel 1919 Czettel riprende la sua attività a Budapest dove crea abiti per le signore dell’alta società e costumi per alcune attrici e cantanti ungheresi tra cui Sari Fedák, una delle più famose primedonne del tempo, che, entusiasta delle sue creazioni, lo incoraggerà a continuare su questa strada.
Stabilitosi a Vienna nel 1920, come costumista debutta al teatro Femina in una rivista in cui esibisce l’abilità appresa da Paul Poiret: creare abiti in pochi minuti su corpi di modelle, armato di pochi metri di stoffa e di una manciata di spilli. Nel 1921-1922 porterà questa sorta di pantomima sui palcoscenici delle principali città d’Europa. Le sue performance spettacolari, unite al grande interesse del pubblico femminile per le ultime novità della moda, gli assicurano una grande popolarità.
Negli anni ’20 lo stilista si afferma anche come costumista per i fratelli Schwarz, due impresari viennesi di successo e produttori di riviste a Vienna (tra cui Vienna watch out!, Everything by Radio, You Will Ride) e Berlino (The West train, Did you Know?). Alla fine del decennio, il venir meno dell’interesse per la rivista spinge i fratelli Schwarz a trasferire l’attività in Italia dove, con costumi di Czettel, mettono in scena le riviste Donne all’Inferno (1929), Donne in Paradiso (1930) e l’operetta White Horse Inn (1931), un trionfo seguito da una tournée di tre anni in molte città.
Parallelamente Czettel partecipa con disegni innovativi alla rivoluzione in corso nel campo dell’abbigliamento femminile lasciando un segno indelebile nell’alta moda: aveva il dono di esprimere l’essenza del suo tempo. Amava disegnare abiti lunghi: “Una donna con buon gusto non mostra tutto e se ha qualcosa di bello da mostrare, troverà anche l’occasione per sfoggiarlo a lungo. Non a tutti, ovviamente…”. Le sue (costose) creazioni erano molto apprezzate dalle dame dell’alta società.

 

1930 –  “Donne all’Inferno” in scena all’Excelsior di Milano

 

In campo teatrale le ricche e fantasiosi creazioni di Czettel conquistano uno dopo l’altro i direttori artistici e le platee di quasi tutti i teatri di Vienna: Apollo, Moulin Rouge, New Stadttheater, Theater an der Wien, Johann Strauss Theater, Volksoper, Scala, Burgtheater, ecc., suoi sono i costumi di spettacolari riviste come Vienna laughs again!, Black on White con Josephine Baker e We send love e di deliziose operette come Count of Luxemburg, Ball in the Savoy e The Violet of Montmartre per citarne solo alcune. Mancava nell’elenco solo l’Opera di Stato Vienna, il celebre teatro portato a grande fama dal 1918 al settembre 1929 dal suo direttore, l’austriaco Franz Schalk. Fu lui a chiamare Czettel e ad affidargli come primo incarico la creazione dei costumi per l’operetta One Night in Venice andata in scena nel giugno 1929.

 

Riconfermato costumista dell’Opera di Stato anno dopo anno, Czettel realizzò fino al 1937 gli abiti per una trentina di impegnative produzioni storiche di successo tra cui Pagliacci, Falstaff, The Merry Wives of Windsor, Anna Karenina, Barber of Seville e Don Pasquale. Sono anni di intenso lavoro per l’artista non solo per l’Opera, anche se questa lo porterà a dedicare molto tempo alle necessarie ricerche storiche sui costumi d’epoca, un tempo che sarà costretto a sottrarre alla sua attività nel campo della moda.
Dal settembre 1936 al novembre 1937 Czettel fu anche nominato ispettore capo di scena dell’Opera di Vienna e responsabile dell’intero complesso dei costumi teatrali.
Nei primi anni ’30 collaborò a lungo pure col celebre regista e produttore teatrale austriaco Max Reinhardt, a partire dalla creazione dei costumi per Beautiful Helena andata in scena a Berlino nel giugno del 1931: una nuova messa in scena dell’operetta che Czettel conosceva bene avendo realizzato i costumi per l’edizione del 1923 al Theater an der Wien. Il talento di Czettel contribuì non poco al suo successo, tanto che Reinhardt lo volle come insegnante nel suo famoso Seminario oltre che come costumista per altre dieci importanti produzioni tra cui I Racconti di Hoffmann, Il Mercante di Venezia, Maria Stuarda e Il Cavaliere della Rosa.

 

Prima del 1933 (anno in cui iniziò il boicottaggio antiebraico in Germania) Czettel lavorò anche per alcune produzioni messe in scena da vari teatri di Berlino (Meeting point: Dorado, Attention, Wave 505!, Bluebeard, The Land of Smiles) e di Monaco (You and me, Greetings to all, Greeting and kiss), sede anche del famoso Carnevale per il quale l’artista disegnò a lungo abiti e costumi. In quegli stessi anni disegnò anche per alcune riviste parigine in scena alle Folies Bergère (Un Vent de Folie 1927, La Grande Folie 1928, La Revue d’Amour 1932) e nel 1928 al Palace (Le Lux de Paris e La Beauté de Paris). Sempre in Francia egli disegnò anche i costumi per il balletto-pantomima Les Petits Riens al Teatro di Corte di Versailles (1937).

 

1927-1928 – Costumi per il tableau “Candles” alle Folies Bergère, Parigi

 

A differenza dei suoi colleghi quasi tutti provenienti dal campo dell’illustrazione, Czettel vantava una così vasta competenza nel campo della moda da permettergli di vestire individualmente una star o una ragazza dell’ultima quadriglia. Tra l’altro egli non imponeva i costumi agli artisti in scena anzi li adattava in fase di prova anche secondo i loro desideri e le possibilità stilistiche del tempo. Le grandi star dell’epoca come Sári Fedák, Selma Kurz, Marian Anderson, Toti dal Monte, Margit Bokor, Lotte Lehmann, Jarmila Novotna e tante altre facevano di tutto pur di ottenere costumi di sua creazione perché questi valorizzavano di molto le loro performance. Maria Jeritza, il celebre soprano della Moravia che lavorò all’Opera di Vienna e al Metropolitan Opera, in un intervista dichiarava: “Tutti i costumisti del vecchio e nuovo mondo hanno disegnato per me ma nessuno lo fa così bene come Czettel”.

 

Nel 1937 Ladislaus Czettel inizia a lavorare anche per alcune importanti produzioni teatrali e cinematografiche britanniche come la rivista London Rhapsody e i film Gangway (La ballerina dei gangsters) e Pygmalion, effettuando frequenti viaggi attraverso la Manica. Preoccupato per il crescente antisemitismo anche in Austria e consapevole dei gravi rischi che avrebbe corso rimanendo a Vienna essendo ebreo ed omosessuale, poco prima di Natale, dopo aver venduto all’asta i mobili e gli arredi del suo appartamento, si stabilisce a Londra per poi, sei mesi più tardi, emigrare a New York.
Preceduto dalla grande fama acquisita anche tra le grandi star internazionali del palcoscenico, Czettel inizia quasi subito a cogliere delle opportunità di lavoro in alcune produzioni teatrali minori e a insegnare Fashion Design al Dramatic Workshop del New School for Social Research. Pur senza ottenere alcun credito, contribuisce con alcuni disegni per il Falstaff e più tardi per Thais, entrambe in scena al Metropolitan Opera House: superato brillantemente quello che sembrava essere un test di prova, il prestigioso teatro gli affiderà la creazione di tutti i costumi di tre importanti opere andate in scena nel 1940, The marriage of Figaro, The Masked ball e The Daughter of the Regiment.

 

Nel 1941 Czettel lascia il Metropolitan Opera House per la New Opera Company (1941-1945) che gli affida la creazione di alcune importanti produzioni tra cui The Queen of Spades, Helen goes to Troy e Rosalinda, una nuova versione dell’operetta Die Fledermaus curata da Max Reinhardt anch’egli esule, come molti di fede ebraica, negli Stati Uniti. Parallelamente, disegna per l’azienda di alta moda di Henri Bendel (1940-1941), per il negozio esclusivo di Jay Thorpe (1944-1946) e per alcune altre produzioni minori compresi vari Fashion show, dopo di che il suo impegno nel lavoro diminuisce sensibilmente.
Ladislaus Czettel muore suicida il 5 marzo 1949. La polizia troverà un biglietto d’addio in cui scrive che la cura per la sua malattia (“un disturbo nervoso”) non aveva funzionato.


Ladislaus Czettel. Il volume di recente pubblicazione

Ladislaus Czettel è stato uno dei pochi artisti, insieme al francese Charles Gesmar e all’ungherese Michel Gyarmathy, ad aver realizzato i costumi per intere produzioni teatrali. In questi ultimi anni si è occupato di lui Angelo Luerti, studioso di Arti grafiche del ‘900, già autore di pubblicazioni quali: Non solo Erté – Costume Design for the Paris Music Hall 1918 1940 (2006), Charles Gesmar 1900 1928 – L’affichiste attitré de Mistinguett (2009), Alberto Fabius Lorenzi – Eleganza, charm e sex appeal della donna Déco nella Parigi degli Anni Folli (2017), Il mondo fantastico di Mario Laboccetta. An artist to (re)discover (2019).
Il nuovo lavoro editoriale Ladislaus Czettel 1895 – 1949. Ingegno ungherese, fascino francese e fantasia slava mette in luce l’opera del costumista ripercorrendone la carriera professionale in Europa e Stati Uniti.
La pubblicazione si fregia del patrocinio del Forum Austriaco di Cultura di Milano. Il volume è in vendita da Hoepli, Carla Sozzani e su Ebay.

 

“Ladislaus Czettel 1895 – 1949. Ingegno ungherese, fascino francese e fantasia slava”, Angelo Luerti, Ediz. 04/2024, 240 pagine, oltre 200 foto, testi in inglese

Immagine di copertina: 1927 – Costumi per il tableau “Le centenaire de Celimen” in scena alle Folies Bergère, Parigi

 

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