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Levi e Ragghianti. Un’amicizia fra pittura, politica e letteratura

A Lucca, presso la Fondazione Ragghianti, un evento commemorativo vede protagonisti il noto storico dell’arte e il poliedrico artista Carlo Levi.

“Levi e Ragghianti. Un’amicizia fra pittura, politica e letteratura”, mostra che celebra i quarant’anni della Fondazione Centro Studi Ragghianti (1981-2021), coinvolge nella sua realizzazione anche la Fondazione Carlo Levi di Roma. In entrambi gli archivi delle due istituzioni, infatti, si conservano documenti che riguardano in special modo la sfera storico-artistica che fece da catalizzatore alla loro amicizia. Tra le altre importanti testimonianze, a Lucca si conservano un consistente nucleo di lettere dal 1943 fino al 1971 e testi dattiloscritti di Ragghianti su Levi, mentre nell’archivio romano si trovano bozze riguardanti la monografia (1948) dello storico dell’arte su Levi, corredate da annotazioni dell’artista per la stesura del volume.
Oltre a inediti materiali cartacei, la mostra a timbro storiografico presenta un nucleo di quasi cento opere che ricostruiscono il percorso artistico del pittore/scrittore tra paesaggismo, arte sociale e un ritrattismo che evidenzia la sua frequentazione con intellettuali, scrittori e artisti tra i quali: Eugenio Montale, Giovanni Colacicchi, Aldo Garosci, Italo Calvino, Carlo Emilio Gadda, personalità fecenti parte anche della cerchia di amicizie di Ragghianti.

 

Ma l’esposizione lucchese visibile fino 20 marzo non è solo la narrazione di due personalità che gli eventi del Novecento misero sulla stessa strada, ma quella di due anime elette che si incontrarono e si riconobbero a prima vista in virtù dello stesso “sentire”.
Passioni, ideali, scelte di campo, accomunarono i due amici che per circa trent’anni, pur seguendo in autonomia il proprio percorso professionale, non si persero di vista e quando possibile collaborarono per la riuscita dei loro intenti comuni.
Tre, i maggiori fronti condivisi tra i due: arte, cinema, schieramento politico, àmbiti che la mostra a Lucca e il ricco Catalogo che l’accompagna intendono evidenziare come mai prima è stato fatto, zoomando sugli eventi e le circostanze che divennero per i due atti pratici finalizzati a dirimere questioni teoriche di carattere storico-artistico-sociale, maturate alla luce della loro formazione familiare, culturale, professionale e di vita vissuta. Ne offrono testimonianza le lettere, le fotografie i filmati, messi in campo per arricchire l’esposizione di riferimenti significativi della loro sintonia e comunanza di ideali.

 

Documenti cartacei in mostra

 

Cenni sull’intrecciarsi di due vite

Carlo Ludovico Ragghianti (Lucca, 1910 – Firenze, 1987) storico dell’arte, critico cinematografico, partigiano, politico affermato, e Carlo Levi (Torino, 1902 – Roma, 1975), pittore, scrittore, attivista antifascista, si conobbero alla metà degli anni Trenta (34-35) grazie a conoscenze comuni.
L’interesse dello storico dell’arte nei riguardi dell’artista si fece reale nel 1936, quando inserì il suo nome in un suo articolo dedicato alla pittura italiana contemporanea; più tardi, nel ’39 ne recensì la mostra a New York sulla rivista «La Critica d’Arte», da lui fondata nel 1935 insieme a Ranuccio Bianchi Bandinelli grazie all’interessamento di Giovanni Gentile, che lo aveva avuto come allievo alla Normale di Pisa.
Il rapporto tra i due si intensificò a Firenze con la condivisione della visione polita durante l’occupazione nazista attraverso la comune militanza nella Resistenza, e soprattutto dopo che Levi, nel 1941, trovò rifugio clandestino a casa di Anna Maria Ichino (una protagonista della Resistenza a Firenze), dove scriverà quella che sarebbe diventata la sua più nota opera letteraria, Cristo si è fermato a Eboli, frutto dell’esperienza di confino in Basilicata (’35-’36), pubblicata nel 1945.
La fede politica praticata nelle file del Partito d’Azione (1942 – Ragghianti tra i fondatori),  l’intenso confronto sulle questioni dell’arte contemporanea e la condivisa sensibilità per le problematiche riguardanti la salvaguardia del patrimonio artistico del Paese nei critici anni ’40, cementarono il rapporto.
Momenti di fattiva frequentazione furono quelli che legarono i due all’attivismo nel Comitato Toscano di Liberazione Nazionale che prese vita nel 1944 (Ragghianti ne fu anche Presidente) ed al quotidiano «La Nazione del Popolo», organo del CTLN (Levi ne fu condirettore), quando l’artista, subito dopo la liberazione di Firenze, divenne membro della commissione per la ricostruzione del centro storico della città.

 

L’intensificarsi del virtuoso sodalizio di idee ebbe presto riflessi sulla sfera artistica, tanto che la mostra personale di Levi alla Galleria dello Zodiaco di Roma nel 1946 fu presentata proprio da Ragghianti, e fu sempre questi a proporre la prima storicizzazione della figura di Levi nel 1948, attraverso una monografia che da conto dei dipinti realizzati dal 1923 al 1947, un catalogo ancor oggi punto di riferimento basilare per gli studi sul pittore, e nel quale sono presenti anche gli scritti dell’artista: Paura della pittura e Paura della libertà , due saggi le cui riflessioni risultano ancora molto attuali.
Negli anni del dopoguerra e fino alla morte, Ragghianti non perderà mai d’occhio la produzione artistica del suo amico: ne sono chiari esempi l’inserimento delle sue opere nella grande mostra del 1967 “Arte moderna in Italia 1915-1935” e l’omaggio post mortem con la grande retrospettiva “Levi si ferma a Firenze”, curata dallo storico dell’arte nel 1977.

 

In comune anche il Cinema

Punto di connessione fra l’artista e lo storico dell’arte fu anche la cinematografia, vista nella sua potenzialità di strumento di comunicazione didattica.
Carlo Levi lavorò come sceneggiatore, scenografo e disegnatore (manifesto per Accattone di Pier Paolo Pasolini). L’incontro con Mario Soldati si rivelò fondamentale agli inizi: fu lui a procurargli, ventinovenne, un primo contatto con la Cines e poi con la Lux Film. Dagli anni Cinquanta in poi, come ritrattista, ebbe modo di frequentare molti personaggi del mondo del cinema tra cui Silvana Mangano Anna Magnani, Franco Citti, Pasolini.
Carlo Ludovico Ragghianti, che già nel ’33 si occupava di linguaggio cinematografico. Negli anni ’50 portò avanti la sua idea di divulgare l’arte con i «mezzi cinematografici più che con le parole» attraverso un progetto realizzato grazie al contributo di Adriano Olivetti: i critofilm (21 in tutto), termine da lui stesso coniato; il primo, del 1948, è dedicato alla Deposizione di Raffaello.
Lo storico dell’arte fu anche un precursore nell’utilizzo di strumenti tecnici di ripresa molto avanzati per l’epoca: cinescopio, telecamere aeree, speciali carrelli per i movimenti della macchina da presa grazie ai quali ricontestualizzava l’opera d’arte nell’ambiente esterno e circostante.

 

Nel Catalogo della mostra pubblicato dalle Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’arte, sono presenti, oltre ai testi dei curatori Paolo Bolpagni, Antonella Lavorgna, Daniela Fonti, altri contributi critici degli studiosi Roberto Balzani, Maria De Vivo, Francesco Tetro.

 

La locandina della mostra a Lucca visibile fino al 20 marzo 2022

 


“Levi e Ragghianti. Un’amicizia fra pittura, politica e letteratura”
Fino al 20 marzo 2022
Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti
Complesso monumentale di San Micheletto
Via San Micheletto 3 – Lucca
Orario: dal martedì alla domenica 10-13 / 14:30-18:30

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