Anniversari Primo piano 

Mario Puccini. “Van Gogh involontario”

Con un anno di ritardo causa pandemia, Livorno ricorda la scomparsa del concittadino con la commemorativa allestita al Museo della Città.

Del pittore post impressionista nato a Livorno (1869) e morto a Firenze (1920) non si è mai visto molto. Per questo motivo, in occasione della grande mostra Mario Puccini. “Van Gogh involontario”, si parla delle sue opere come di una “rinnovata scoperta”, e questo soprattutto grazie alla raccolta messa a disposizione dagli eredi di Ugo Rangoni, appassionato amante dell’arte che nel primo Novecento appezzò e acquisì dell’artista numerosi lavori.

 

Mario Puccini, “Oliveto con contadinella e bufali”, cm 34×66, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma

 

L’esame della collezione “riscoperta” ha consentito alla storica dell’arte Nadia Marchioni di chiarire alcuni aspetti riguardanti lo sviluppo della carriera del pittore che da fine Ottocento entra in rapporto con l’ambiente artistico macchiaiolo e nel corso del primo Novecento ha modo di vedere le opere delle avanguardie francesi presenti nella raccolta d’arte del fiorentino Gustavo Sforni.
«Il suo aggiornamento in senso europeo – afferma la curatrice della mostra Marchioni – era probabilmente già avviato nel 1910, grazie al confronto diretto con i dipinti di Van Gogh, Cézanne, Gauguin osservati, fra gli altri, alla celebre Prima Mostra fiorentina dell’Impressionismo e stimolato dagli esempi di Alfredo Müller e Plinio Nomellini, come lui cresciuti nell’orbita di Fattori. Da questo momento la carriera artistica di Puccini fiorì grazie allo stesso Sforni, a Mario Galli ed altri raffinati collezionisti che commissionarono e acquistarono le sue opere».

 

Già nel 1913 il critico d’arte Emilio Cecchi, che a Firenze ebbe modo di ammirare la raccolta d’arte di Mario Galli, esprimeva il lusinghiero giudizio ancor oggi condivisibile ed efficace viatico per apprezzare appieno il valore dell’artista:
“Una rivelazione per me sono state le cose di Mario Puccini, un selvaggio pittore livornese, allievo del Fattori: ha circa 50 anni. È un Van Gogh involontario: fortissimo; tu vedessi che fiere, che paesi, che mari, che barche in porto, ammassate, catramose. Ci sono del Puccini cose poco felici, ma cene sono, e sono le più, magnifiche: è un Fattori più intenso, più francese, direi; ma di una “coltura” spontanea: è uno che ha fatto il bracciante, il cameriere, il venditore di aghi e cotone, etc., etc., un personaggio dostoevskijano” (E. Cecchi, Lettera alla moglie Leonetta Cecchi Pieraccini, Firenze nel 1913).

 

La mostra celebrativa che amplia le ricerche avviate in occasione dell’esposizione del 2015 al Palazzo Mediceo di Seravezza, apporta nuovi contributi biografici e critici circa il personaggio, mette in risalto le qualità del pittore e compara il suo lavoro con quello di altri importanti artisti che gli furono amici, insegnanti o fonti di ispirazione: Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Plinio Nomellini, Amedeo Modigliani, Oscar Ghiglia…, autori che, presenti in mostra grazie a prestiti privati e pubblici, arricchiscono di immagini le sale del Museo della Città per un totale di oltre 140 opere esposte, visibili fino al 19 settembre 2021.
Il percorso artistico, proposto attraverso otto sezioni, parte dagli esordi precedenti il disagio mentale manifestatosi nell’artista nel 1893 e arriva agli ultimi anni di lavoro che vedono in Puccini un pittore maturo, apprezzato e collezionato. Ma l’esposizione livornese segue anche un criterio tematico che spazia tra i generi da lui più amati: ritratti, nature morte, vedute del porto di Livorno, paesaggi, tutte opere di alta qualità formale, piene di cromatismo materico e luce propria, raramente viste se non addirittura mai presentate al pubblico.

 

 

Livorno, Museo della Città. Mario Puccini “Van Gogh involontario”, dal 2 luglio al 19 settembre 2021. Allestimento della mostra e note introduttive della curatrice Nadia Marchioni

 

“Enigmatica figura di un artista ‘senza storia’”, come è stato definito in ragione delle scarse notizie pervenuteci, Mario Puccini nasce a Livorno nel 1869, figlio (di 6) di Teresa Andrei e di Domenico, un fornaio che ha già una figlia di primo letto, Carlotta, ritratta nella prima opera a noi nota dell’artista, datata 1887.
Particolarmente potato per il disegno, nel 1883, a soli 14 anni, consegue l’abilitazione all’insegnamento dopo aver frequentato la Scuola tecnica comunale di Livorno, e si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze, forse su suggerimento del maestro Giovanni Fattori.
Esordisce diciottenne alla Promotrice fiorentina dove espone per tre anni di seguito (1887-88-89); nel 1890 vince la medaglia d’argento al concorso di emulazione nella scuola di proiezioni ortogonali dell’Accademia e ottiene l’abilitazione all’insegnamento del disegno nelle scuole tecniche; nel 1892 lo sappiamo allievo di Fattori alla Scuola libera del nudo di Firenze.

 

Data 1893 la crisi psichica (delirio di persecuzione) che porta l’artista ad essere ricoverato per “demenza primitiva” dapprima presso l’ospedale di Livorno e poi al Manicomio di San Niccolò di Siena dove rimane dal 1894 al 1898. Dimesso “non guarito” con affidamento al padre, riprende a dipingere e si presenta rinnovato nel segno alla Terza esposizione d’arte livornese dove presenta nel 1901 “Paese Gabbro”. Da allora in poi, l’attenzione dell’artista si sposterà dalla ritrattistica al paesaggio e alla proposizione di ciò che lo circonda: scorci di Livorno – soprattutto la zona del porto – le marine, la campagna, la vita degli umili, il tutto riportato su tela in modo realistico/visionario, giocando con toni densi, brillanti, a volte improbabili.
Forse proprio un certo utilizzo antinaturalistico del colore, unito alla comune vicenda legata alla malattia mentale, contribuirono già all’epoca ad accostare la figura di Puccini a quella di Van Gogh.

 

La storia di Puccini pervenutaci nel corso del ‘900 non è densa di informazioni. Del suo menar vita di pittore dedito anche ad altre umili attività lavorative, riporta notizie e aneddoti il pittore e amico Llewelyn Lloyd nel volume “Tempi andati” del 1951, mentre a testimonianza della sua carriera restano documenti, attestati, commesse, lettere ricevute negli anni fino ai suoi ultimi giorni trascorsi da uomo solo e sofferente a Firenze, dove muore per malattia ai polmoni nel 1920.
Ma soprattutto parlano di lui i disegni e i dipinti: belli, evocativi, suggestivi, essi evidenziano l’estro e la maestria di un artista che “(…) rimanendo in qualche modo fedele all’insegnamento di Fattori e al saldo impianto grafico e compositivo dei suoi lavori, fu capace di rinnovarne il messaggio e la forza espressiva esasperandone la sintesi formale e caricando la visione con la potenza del colore, talvolta completamente astratto dalla realtà” (Nadia Marchioni, nel Catalogo della mostra, 2021).

 

 

Mario Puccini, “Mercato di montoni a Digne”, 1910 circa, olio su cartone, cm 32×53, collezione privata

 

 

In copertina: Mario Puccini, “Il fienaiolo”, olio su tela, cm 45×61, collezione privata

Mario Puccini “Van Gogh involontario”
Museo della Città
Livorno, Piazza del Luogo Pio
dal 2 luglio al 19 settembre 2021
Orari: da martedì a venerdì 10-20; sabato e domenica 10-22; lunedì chiuso
www.comune.livorno.it

Related posts