Collezionare Primo piano 

Seicento napoletano. Colloquio tra pubblico e privato

Le opere della Fondazione De Vito insieme a quelle del Museo Pretorio di Prato in una mostra focalizzata sul naturalismo post Caravaggio.

Due specialiste, Nadia Bastogi, direttrice scientifica della Fondazione De Vito, e Rita Iacopino, direttrice scientifica del Museo di Palazzo Pretorio, mescolano le loro competenze per dare vita a un evento che mette a fuoco alcune tappe dello sviluppo artistico successivo alla presenza del Caravaggio a Napoli, una stagione prolifica che vide protagonisti alcuni significativi autori rimasti a identificare uno specifico momento creativo.
In programma al Museo di Palazzo Pretorio fino al 13 aprile, la mostra “Dopo Caravaggio. Il Seicento napoletano nelle collezioni di Palazzo Pretorio e della Fondazione De Vito”, esplicita già nel titolo il suo intento: valorizzare le opere delle due raccolte, una pubblica l’altra privata, formatesi autonomamente in epoche molto lontane tra loro ma intorno al medesimo tema: il naturalismo nella pittura napoletana del Seicento.
Il percorso espositivo, che mette in stretta relazione i dipinti provenienti dalle due raccolte, si articola secondo una sequenza cronologica e una corrispondenza tematica.

 

Collezionismo antico e moderno in mostra

Mentre presso il Palazzo Pretorio, oltre ai molti rari tesori, si conserva un piccolo ma significativo nucleo di dipinti del periodo d’oro della pittura napoletana appartenenti un tempo ad alcune famiglie pratesi, presso la Fondazione De Vito, viceversa, sono confluite tele di artisti di quello stesso periodo raccolte solo da un singolo collezionista privato nel secondo Novecento.
La qualità delle opere presenti nel Museo pratese non deve sorprendere. Nella fiorente città dedita già anticamente all’attività manifatturiera, beni artistici di diverso tipo arricchivano le chiese, i conventi, le dimore dei nobili e quelle delle famiglie divenute facoltose grazie ai commerci. Tali manufatti nel corso dei secoli sono confluiti nelle raccolte pubbliche cittadine e ricordiamo soprattutto quelli appartenuti ai Vaj e ai Martini, famiglie nelle cui collezioni erano presenti tele di varia provenienza.
È per questo motivo che il Museo della città può vantare tra i sui beni anche dipinti che testimoniano la profonda influenza che Caravaggio ebbe sugli artisti del Seicento a Napoli.
Il dipinto “Noli me tangere”, una originale interpretazione dell’incontro fra Cristo e la Maddalena, fu realizzato dal maestro napoletano Giovanni Battista Caracciolo, detto Battistello, artista in diretto rapporto col Merisi a Napoli. Del Maestro, egli per primo divulgò in ambito locale il potente naturalismo luministico, influenzando i pittori suoi contemporanei e quelli della generazione successiva.

 

La grande tela “Ripudio di Agar”, nella quale spicca una figura femminile di spalle, è opera di Mattia Preti, artista calabrese documentato a Napoli dal 1653, tra i protagonisti della scena artistica cittadina di metà secolo. Egli contribuì a indirizzare il naturalismo verso un linguaggio pienamente barocco fatto di grande espressività pittorica mostrata attraverso i colori, le luci, le ombre.
Il “Buon Samaritano”, creazione già di inizio Settecento, è opera di Nicola Malinconico, uno dei seguaci del grande Maestro Luca Giordano. Dipinto tra i suoi migliori, esso è sintesi espositiva della stagione partenopea dominata da Jusepe de Ribera, Mattia Preti e, naturalmente, dal Giordano stesso, protagonista indiscusso del barocco napoletano.
La presenza di tali eccellenze nelle sale di Palazzo Pretorio, conferma come già in epoca antica vi fosse da parte dei collezionisti locali una viva attenzione verso gli esiti più aggiornati della pittura seicentesca e nello specifico di quella determinata dalla presenza a Napoli del Merisi (tra il 1606 e il 1607 e in seguito tra il 1609 e il 1610), fino ad arrivare agli ultimi sviluppi di fine secolo.

 

Annovera opere degli stessi artisti o del medesimo ambito, la Collezione della Fondazione Giuseppe e Margaret De Vito per la Storia dell’Arte Moderna a Napoli, frutto della passione di Giuseppe De Vito (Portici (NA) 1924 – Firenze 2015), collezionista dagli anni ’70 del Novecento. Ingegnere elettronico, cultore di Seicento napoletano e di Natura morta, lo studioso nel 1982 fondò il periodico “Ricerche sul ’600 napoletano”, rivista che ha contribuito in modo significativo alla conoscenza e alla tutela del patrimonio artistico meridionale, ospitando nelle sue pagine importanti articoli di studiosi italiani e stranieri.

 

Museo di Palazzo Pretorio, Prato. Nicola Malinconico, “Buon Samaritano”, 1703-1706 ca., olio su tela, cm 147×199

 

Nelle “Indicazioni”  premesse allo Statuto della Fondazione, l’ingegnere scrive:
“I miei interessi per la Storia dell’Arte della mia città sono stati fortemente influenzati dalla mia educazione scientifico-tecnologica di ingegnere elettronico che mi ha portato a considerare fatti, situazioni e sviluppi tecnici oltre agli aspetti stilistici ed estetici delle opere incontrate.
In quaranta anni di studi, e trenta di scritti confluiti principalmente nei volumi dell’annale “Ricerche sul ’600 napoletano” da me fondato, ho contribuito a riconoscere la personalità di alcuni anonimi o poco indagati artisti.
Particolare impegno ho dedicato alla Natura Morta, ho stimolato la ricerca archivistica di valenti specialisti, ho raccolto migliaia di documenti inediti e messo insieme una notevole se pur limitata collezione di dipinti d’epoca.
Ho raccolto anche una consistente fototeca e biblioteca specializzata sul Seicento Napoletano.
Tutto ciò che vado studiando ed accumulando intendo lasciarlo a future generazioni che potrebbero trarne profitto.
Mia moglie Margaret, che mi ha seguito nel mio percorso di studi e ricerche, partecipa alla creazione della Fondazione condividendone le finalità”.

 

Dopo la morte di Giuseppe De Vito, la Fondazione da lui creata nel 2011 ha accolto i dipinti conservati nella sua casa di Milano, una raccolta di grande valore artistico e storico considerata tra le più significative collezioni private di pittura napoletana del Seicento, in  cui figurano veri e propri capolavori di specialisti nei generi: Battaglia, come Aniello Falcone e Andrea De Lione; Natura morta, come Luca Forte, Giuseppe e Giovanni Battista Recco, e Naturalismo napoletano di origine caravaggesca.

 

La Fondazione, che ha sede nell’antica Villa di Olmo a Vaglia vicino Firenze, dispone anche: della biblioteca dello studioso, composta di alcune migliaia di volumi antichi e moderni con un particolare riferimento all’arte napoletana e alla Natura morta; di un fondo di trascrizioni documentarie del Seicento e del Settecento provenienti dall’Archivio del Banco di Napoli, e della ricca fototeca dedicata agli artisti napoletani.
Il Notaio Giancarlo Lo Schiavo, che ad oggi presiede l’Ente, porta avanti l’attività secondo le linee già tracciate dal Fondatore, adoperandosi per valorizzare e diffondere gli studi e la conoscenza della sua opera.
In occasione della mostra pratese la Fondazione De Vito ha presentato quindici dipinti di significativi autori, tra i quali: Giovanni Battista Caracciolo detto Battistello, Jusepe de Ribera, il Maestro dell’Annuncio ai pastori, Giovanni Ricca, Francesco Fracanzano, Massimo Stanzione, Bernardo Cavallino, Andrea Vaccaro, Mattia Preti.

 


In copertina: Fondazione De Vito. Giovanni Battista Caracciolo detto Battistello, “San Giovannino”, 1627-1630 ca., olio su tela cm 62,5×50

 


Clicca sull’immagine per visionare il calendario degli eventi collaterali alla mostra


“Dopo Caravaggio. Il Seicento napoletano nelle collezioni di Palazzo Pretorio e della Fondazione De Vito”
Museo di Palazzo Pretorio Piazza del Comune – Prato
Fino al 13 aprile 2020
Orario: 10.30-18.30 tutti i giorni (eccetto il martedì non festivo). La biglietteria chiude alle 18.
museo.palazzopretorio@comune.prato.it
www.fondaziondazionedevito.it

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