Accessori di classe
Complementi di moda tra Otto e Novecento documentano l’evoluzione stilistica e sociale in un’esposizione dal grande fascino visivo.
Scarpe, borse, cappelli, guanti e fazzoletti, ma anche bastoni, ombrelli e ventagli non sono mai stati solo semplici oggetti d’uso.
Tipologie ibride a metà tra arte e arte applicata, ieri come oggi completano l’abbigliamento maschile e femminile nella vita di tutti i giorni e nelle occasioni speciali. Il loro aspetto esteriore e la preziosità o meno dei materiali contribuisco a definire non solo il gusto e la personalità di chi li indossa ma evidenziano spesso anche lo status sociale di appartenenza e il ruolo di potere, influenzando così il nostro giudizio finale.

L’esposizione a Rancate/Mendrisio
Accessori di classe. Complementi di moda tra uso quotidiano e identità sociale 1830-1930
La moda tra gli anni Trenta dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento è protagonista della mostra visibile fino al 22 febbraio 2026 presso la Pinacoteca Züst. L’occasione è quella giusta per ammirare oltre 200 reperti tra manufatti e oggetti che indagano su un periodo molto importante per l’evoluzione dell’abbigliamento in Europa e nello specifico in Italia.

Come sottolinea Elio Schenini, Direttore della Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, «Quella tra arte e moda è una relazione con una storia lunghissima, caratterizzata da continui scambi e contaminazioni, sulla quale la Pinacoteca Züst si è soffermata spesso nell’ambito della propria programmazione. Basti qui ricordare che negli ultimi dieci anni le sale del museo hanno accolto esposizioni quali Le donne, l’arte e il Gran Tour. Gioielli in micromosaico e dipinti-ricamo in collezioni private svizzere (2021), Divina creatura. La donna e la moda nelle arti del secondo Ottocento (2017) e Bastoni che passione! Dalla collezione di Luciano Cattaneo (2016)».

Al centro, Abito da sera rosso, 1930 circa, merletto meccanico di seta a motivo floreale e vegetale stilizzato cintura con fibbia in metallo argentato con pavé di strass. Manifattura italiana, Collezione privata. Abito femminile da sera nero in due pezzi, 1930 circa. Manifattura americana “Jacques Chicago”. Collezione privata
Un lungo percorso espositivo
Illustrare la storia e l’evoluzione dei complementi di moda in un arco di tempo che coincide in gran parte con l’ascesa della borghesia, è la mission di Elisabetta Chiodini e Mariangela Agliati Ruggia, curatrici della mostra.
L’esposizione, che evidenzia come i gusti cambino velocemente tra Otto e Novecento, focalizza l’attenzione del visitatore sulla cura e la grande creatività di chi ha ideato e abilmente confezionato abiti e accessori rimasti esempi di grande qualità artigianale. Grazie alla collaborazione del Centro di dialettologia e di etnografia dello Stato e in particolare del Museo Onsernonese di Loco, l’accento cade sulla confezione di cappelli, cestini e borse di paglia, un’attività tipica della Val Onsernone, che esportava questi prodotti sui mercati lombardi e piemontesi, in Germania e in Francia.
Un’ampia sezione storica intende inoltre far rivivere, anche attraverso fotografie, attrezzi di lavoro e documentazione originale, l’atmosfera che si respirava nell’ambiente della produzione e del commercio dei cappelli sul territorio ticinese con un excursus dedicato ai più importanti negozi di moda e ai grandi magazzini attivi in quel periodo in particolare sulla scena luganese.
Vivaci e animate scene di genere, manifesti pubblicitari, figurini, cataloghi di vendita e riviste di moda riportano visivamente al periodo indagato che chiude con la riscoperta della stilista luganese Elsa Barberis creatrice di abiti dalle forme moderne che dagli anni Quaranta segneranno l’inizio di una nuova stagione della moda e degli accessori.
Insieme ad abiti e oggetti, in mostra si possono ammirare anche suggestive opere d’arte scelte a rappresentare il periodo, una sessantina tra sculture e dipinti provenienti da collezioni pubbliche e private creati da autori sia di area ticinese che italiana. Tra i nomi, spiccano celebri artisti quali: Giacomo Balla, Giovanni Boldini, Telemaco Signorini, Mosè Bianchi, Eliseo Sala, Vincenzo Cabianca, Vittorio Matteo Corcos, Bernardino Pasta, Spartaco Vela, Filippo Franzoni, Adolfo Feragutti Visconti e Luigi Rossi.
Accessori tra Otto e Novecento. Note
Cappelli
Il copricapo diventa oggetto d’uso comune nel corso del XV secolo. Sul finire del Settecento comparirà per la prima volta il cilindro, copricapo simbolo di tutto l’Ottocento. Nato come cappello da giorno, emblema di sobrietà, rispettabilità e decoro borghese, raggiungerà il massimo della popolarità verso la metà del secolo, quando tuttavia gli si affiancheranno bombetta (1849) e lobbia (1869), modelli più pratici e confortevoli; sarà allora che il cilindro diverrà cappello elegante, destinato agli eventi e alle cerimonie formali.
Al rigore dei copricapi maschili ottocenteschi faranno da controcanto la varietà delle fogge e la ricchezza delle decorazioni di quelli femminili, primo fra tutti la capotte decorata con abbondanza di nastri fettucce, ruches, piume e fiori. A questa si accompagneranno tamburelli, toques, cappelline, cappelli a falde larghe tutti sontuosamente e vivacemente decorati; fogge che orneranno le teste delle signore fino alla metà del primo decennio del Novecento quando, timidamente, comparirà la prima cloche (1907).
La Grande Guerra segnerà uno spartiacque anche nella moda: dopo il conflitto mondiale le signore cambieranno non solo lo stile di vita, ma anche il look, si taglieranno i capelli à la garçonne e indosseranno il cappello in ogni stagione, in ogni momento della giornata. La cloche diverrà emblema di emancipazione e cappello simbolo dei ruggenti anni Venti.
Parasole
Nel guardaroba delle signore della borghesia ottocentesca non può mancare il parasole giacché il candore di viso e mani è sinonimo di distinzione e l’alta posizione sociale di chi lo sfoggia con vanto, tanto che in breve tempo da accessorio di moda diventa simbolo di condizione femminile privilegiata. Ne esistono esemplari preziosissimi con aste, manici e puntali in avorio, in corallo, in legni pregiati e cupole in tessuti operati, in seta, in lino, in cotone, ricamate in sete policrome, in paglia, dipinte, ricoperte di merletti, ornate con frange e nappe.
Di piccole dimensioni fino agli anni Sessanta dell’Ottocento, in seguito saranno considerati accessori nel senso moderno del termine. Ideati per sposarsi e armonizzarsi con ogni nuova toilette, di stagione in stagione varieranno dimensioni, materiali e decori.
Ventagli
Il ventaglio pieghevole è tra protagonisti della moda ottocentesca grazie all’evoluzione delle tecniche produttive e all’impiego di materiali meno pregiati rispetto ai secoli precedenti. Accessorio di moda accessibile a tutti, è piccolissimo all’inizio del secolo; dagli anni Trenta torna ad avere una pagina più ampia, nella maggior parte dei casi in carta, litografata e dipinta con soggetti cari alla cultura romantica. Dopo la metà del secolo, temi e soggetti di ispirazione rococò, ispireranno scene di feste campestri e galanti. In perfetta sintonia con il revival settecentesco, ricompaiono anche preziosi ventagli con pagina in merletto, in taffettà o in raso, oggetti di grande effetto scenografico anche nelle dimensioni.
I decenni della Bella Époque vedranno ritornare in auge i ventagli in piume montate su stecche in tartaruga o in più moderni materiali sintetici; resteranno accessori amatissimi che godranno di interrotto successo fino gli anni Trenta del Novecento.
Strumento di seduzione e di comunicazione non verbale, il ventaglio utilizzato con movimenti studiati e quasi impercettibili permetteva a uomini e donne di comunicare in modo discreto ma efficace. Nell’Ottocento il ventaglista parigino Jean-Pierre Duvelleroy, dal 1829 fornitore presso le più importanti corti europee, era solito vendere i propri ventagli corredati da un opuscolo nel quale era illustrato il significato di ben trentatré movimenti diversi.
Borsette
Come complemento di utilizzo modernamente inteso, la borsetta prende piede sul finire del Settecento, quando la moda imporrà abiti dritti, dalla linea semplice e informale, leggeri e senza tasche. È allora che nascono le réticules, minuscole borse a sacchetto realizzate in maglia, indispensabili per portare con sé fazzoletto, ventaglio, portamonete.
Nei primi decenni dell’Ottocento la borsetta si mantiene piatta, piccola nelle dimensioni e varia nelle forme. Compaiono i primi modelli eleganti con cerniere in metallo e i primi da sera in maglia di filigrana di ferro.
Diversamente da cappelli, ventagli e parasole, le borse inizieranno ad essere considerate accessori di moda indispensabili solo nel Novecento. È infatti solo dopo il primo conflitto mondiale che le signore avvertiranno l’esigenza di una borsa capiente da portare sempre con sé.
Scarpe e stivaletti
Nei primi decenni dell’Ottocento i tacchi delle scarpe femminili si abbassano. Vanno di moda le ballerine, come si chiamano ancor oggi, scarpe piatte con nastri alla caviglia, scollo quadrato, punte rettangolari e tomaia in tessuto; un modello che sopravviverà con l’aggiunta di un po’ di tacco fin sul finire degli anni Cinquanta. Ma la calzatura ottocentesca di maggior successo sarà lo stivaletto, dapprima in tessuto, poi in pelle, basso alla caviglia o più alto fino a metà polpaccio, decorato, ricamato, intarsiato. Joseph Sparkes Hall, calzolaio della Regina Vittoria, ne proporrà un modello alla caviglia con fianchetti elastici, indossato da uomini e donne in tutte le circostanze.
Man mano che nel corso del primo Novecento i vestiti femminili si accorciano negli orli, alla calzatura, ormai sempre più in vista, viene assegnato un ruolo di primo piano nel panorama degli accessori femminili. Creativi e talentuosi calzolai lavorano in proprio o trovano lavoro presso sarti e famose Case di moda. Tra questi, il calabrese Pietro Lantorni alias Pierre Yantorny naturalizzato francese e André Perugia, figlio di un calzolaio toscano emigrato a Nizza che, notato ancor giovanissimo da Paul Poiret, crea per il famoso sarto modelli esclusivi e stravaganti, spesso realizzati con materiali innovativi.
Info tratte dal Catalogo della mostra “Accessori di classe. Complementi di moda tra uso quotidiano edentità sociale 1830-1930”, a cura di Elisabetta Chiodini e Mariangela Agliati Ruggia. Saggi di approfondimento e schede di: Beatrice Balzarini, Francina Chiara, Alberto Corvi, Mattia Dellagana, Marco Marcacci, Sara Miconi, Claudia Quadri, Andrea Sorze. Editrice Electa, 2025
In copertina: Mendrisio, Pinacoteca Züst, Una delle sale espositive della mostra “Accessori di lusso.Complementi di moda tra uso quotidiano e identità sociale 1830-1930”
Accessori di classe. Complementi di moda tra uso quotidiano e identità sociale 1830-1930
dal 19 ottobre 2025 al 22 febbraio 2026
Pinacoteca cantonale Giovanni Züst – Via Pinacoteca Züst 2
Rancate/Mendrisio, Canton Ticino (CH)
Orario: martedì-venerdì 9-12 / 14-17; sabato-domenica, 26 dicembre, 1 e 6 gennaio 10-12 / 14-18; lunedì, 24, 25 e 31 dicembre chiuso

