Anniversari Primo piano 

Art Déco 1925-2025

Si celebra quest’anno il centenario di uno dei più noti eventi di arti applicate del Novecento: l’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes, la grande mostra parigina che nel 1925 codificò il nuovo gusto internazionale diffusosi in Europa nel primo dopoguerra.

Dopo la Prima Guerra Mondiale una nuova estetica si affaccia alla ribalta europea. Abbandonate le sinuosità dell’Art Nouveau, linearità di forme e pregio di materiali vanno a caratterizzare uno stile pregno di eleganza che proprio dalla grande esposizione parigina del 1925 prenderà ufficialmente il nome di Art Déco.
Influenzato esteticamente dalle proposte delle avanguardie artistiche di primissimo Novecento, lo specifico linguaggio Déco si diffonde e matura nell’arco di circa un decennio sublimando il desiderio di gioia di vivere dopo i disastri della guerra.

 

Alfredo Ravasco, Centrotavola con pesci e coralli 1935, fusione in argento, lapislazzuli, onice, corallo, agata, zaffiri, lunghezza complessiva 104 cm (FAI – Fondo Ambiente Italiano, Villa Necchi Campiglio, Milano)
(foto di Paolo Manusardi)

 

Arredi lussuosi destinati alle abitazioni private e ai luoghi di utilizzo collettivo come teatri, alberghi, caffè…, prendono vita.
Dagli anni Venti fino ai Trenta un tripudio di varietà espressive convivono seguendo ognuna il proprio estro: dal morbido decorativismo al grafismo sintetizzante, dall’esotismo orientale e africano al naturalismo animalier, dalla mitologia classica fino al folclore slavo recuperato e importato a Parigi dai Ballets Russes di Sergej Djagilev.
A Parigi come a Berlino, Milano, Londra, Vienna, Praga, le residenze alto borghesi si arricchiscono di arti applicate intrise delle molteplici fonti di ispirazione Déco, oggetti comprati nei migliori negozi e alle fiere di arti decorative più rinomate, mentre grazie alle esposizioni di minor tenore, lo stile raggiunge la media borghesia con arredi meno impegnativi dal punto di vista economico ma sempre raffinati e riconoscibili nell’impronta.

 

L’Exposition des arts décoratifs et industriels modernes

L’esposizione inaugurata a Parigi il 28 aprile del 1925 fu visitata in sei mesi da sedici milioni di persone e rappresentò per lo stile moderno il punto d’arrivo delle diverse declinazioni nazionali a cui la Francia aveva fatto da apripista.
La Germania, sconfitta nel primo conflitto mondiale, non venne invitata, mentre gli Stati Uniti non intervennero a causa degli eccessivi costi dell’impresa. Per l’Italia mussoliniana l’esposizione fu l’occasione per far conoscere al mondo l’originalità e la valenza dei propri artisti.

 

Allestimento mostra “Art Déco. Il trionfo della modernità”. Marcel Bourin, “Diana saettante con piccole antilopi”, 1925, Fusione in bronzo parzialmente dorata, 67×42,5×13 cm (Gardone Riviera, Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, Prioria, Stanza della Musica o Stanza di Gasparo).
Esposta nel 1925 a Parigi, l’opera fu collocata da d’Annunzio su un basamento parallelepipedo in legno dipinto di nero e su un lato venne fissata una placca in rame sbalzato e argentato realizzata da Napoleone Martinuzzi, raffigurante un Centauro saettante
(foto di Carlotta Coppo)

 

Il Padiglione italiano di Parigi 1925 fu realizzato dall’architetto Armando Brasini in stile neorinascimentale, un modello decorativo già consolidato nel nostro Paese e non certo una novità, ma in esso trovarono posto le opere di nomi ad oggi super apprezzati e ricercati, che all’epoca si fecero notare per innovazione e originalità tanto da essere premiati con il Grand Prix (Gio Ponti, Galileo Chini, Vittorio Zecchin, Adolfo Wildt, Renato Brozzi).
Parigi 1925, dunque, decretò universalmente il successo delle arti applicate italiane come espressione universale di armonia capace di trascendere i confini geografici, frutto ricercato di competenze tecniche e creative, mix di alto artigianato e produzione industriale pensato da una generazione di architetti, artigiani, artisti e designer precursori dell’Italian stile.

 

Allestimento mostra “Art Déco. Il trionfo della modernità”. Al centro, Gio Ponti, La casa degli efebi, 1925, Orcio in maiolica policroma, Società Ceramica Richard-Ginori (Doccia, Sesto Fiorentino), h. 78 x diam. 76 cm. (Museo Ginori, Sesto Fiorentino).
Il monumentale vaso, già intitolato Gli efebi operosi e gli efebi neghittosi, fu l’opera di punta della manifattura, esposta nel 1925 a Parigi insieme al pendant La conversazione classica
(Foto di Carlotta Coppo)

 

La grande mostra al Palazzo Reale di Milano

Nel corso del 2025 diverse città europee celebreranno il centenario dell’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes. Tra le prime, Milano commemora l’importante anniversario con la mostra “Art Déco. Il trionfo della modernità”, in programma a Palazzo Reale a Milano fino al 29 giugno 2025.
Curata dal professor Valerio Terraroli, la mostra racconta origini, sviluppi e trionfi del Déco italiano messo a confronto con esempi francesi e austro-tedeschi, esplorandone i temi fino al suo esaurirsi negli anni Trenta.
Grande soddisfazione hanno espresso i diversi organismi politici e culturali che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento.
La mostra rappresenta un momento di straordinario approfondimento culturale, in cui si intrecciano arte, società e storia. Attraverso un percorso espositivo ricco e articolato, viene restituita al pubblico non solo la magnificenza estetica di un’epoca che ha saputo ridefinire il concetto stesso di modernità, ma anche il suo valore simbolico, quale sintesi perfetta tra tradizione artigianale e innovazione tecnologica”, ha dichiarato l’Assessore alla Cultura di Milano Tommaso Sacchi.

 

“Art Déco. Il trionfo della modernità” pone specifica attenzione alle preziose manifatture che definirono lo stile di vita dell’alta borghesia soprattutto in Francia e Italia. Circa 250 le opere esposte: non solo vetri, porcellane, maioliche, dipinti, sculture e alta oreficeria, ma anche esempi di vetrate e mosaici che rimandano agli ambienti lussuosi di hotel, stazioni e mezzi di trasporto di lusso come aerei e transatlantici.
Una certa attenzione è dedicata anche al mondo della moda anch’essa interprete delle nuove tendenze dello stile. Grazie ai prestiti di Palazzo Morando | Costume, Moda Immagine di Milano, infatti, è possibile ammirare alcuni abiti da sera e accessori ‘alla moda’ che contribuiscono ad identificare l’outfit delle signore che all’epoca esprimevano emancipazione anche attraverso un nuovo modo di vestirsi ed acconciarsi.

 

L’allestimento espositivo, arricchito da frame cinematografici, riproduzioni di manifesti e riviste, fotografie storiche e installazioni multimediali, restituisce l’atmosfera effervescente degli anni Venti, inconsapevole delle inquietudini politiche e sociali che sarebbero esplose di lì a poco. Il successivo decennio, infatti, vedrà via via entrare in crisi il gusto Déco in un’Europa alle prese con disagi reali e nuove tendenze ideologiche.
In Italia il “ritorno all’ordine”, artisticamente legato al movimento Novecento e al rigoroso monumentalismo neoclassico dettato dal Regime, si sarebbe imposto nel periodo fascista. Ma mentre in Europa la stella dell’Art Déco tramontava, negli Stati Uniti il fenomeno stilistico vedeva il suo apice con proposte decorative e architettoniche davvero entusiasmanti, realizzate anche grazie alle maestranze italiane e francesi coinvolte nella creazione di edifici e allestimenti di interni pubblici e privati.

 


La mostra complementare
Il Padiglione reale della stazione Centrale di Milano

Promosso dalla Fondazione FS Italiane, il Palazzo Reale ospita anche un evento di approfondimento in merito alla presenza dell’Art Déco sul territorio milanese. Si tratta della mostra “Il Padiglione reale della stazione Centrale di Milano. Un capolavoro Art Déco”, allestita nella Sala della Lanterna.

 

Stazione di Milano Centrale, Facciata classicheggiante del Padiglione reale vista sul lato di via Ferrante Aporti, 1931 ca. (Archivio fotografico Fondazione FS Italiane)

 

Nel corso del Ventennio, come fu per altre città italiane, anche la stazione di Milano venne dotata di una sala d’attesa riservata al Regnante e alla sua famiglia.
Il Padiglione reale, progetto dall’architetto Ulisse Stacchini, fu inaugurato nel 1931, localizzato all’estremità destra del fabbricato laterale della stazione, prospiciente piazza Luigi di Savoia. Sviluppato su 1.093 metri quadrati, comprende la Sala delle armi e la Sala reale affacciata sul binario 21 dove sostava il Treno reale e utilizzata come salotto di rappresentanza della Casa regnante, spazio complementare a quello del Palazzo Reale di Milano.
Durante la Seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente successivi la struttura rimase inutilizzata, verrà convertita in Sala presidenziale dopo il referendum del 1946 e utilizzata per eventi e mostre.

 

L’accurata scelta degli elementi architettonici e decorativi fanno del Padiglione una testimonianza storica rilevante della cultura del periodo, ad oggi oggetto di un accurato restauro e rinnovamento sotto la gestione della Fondazione FS Italiane che mira a riportare l’edificio allo splendore di inizio Novecento.

 

Stazione Centrale di Milano, Padiglione Reale, Salone principale, particolare degli stucchi decorativi

 

Nella Sala della Lanterna di Palazzo reale, fotografie, disegni, documenti e arredi conservati negli Archivi della Fondazione FS, negli Archivi della Rete Ferroviaria Italiana (Milano) e nel Civico Archivio Fotografico del Comune di Milano, raccontano nascita, evoluzione, funzione e ruolo del Padiglione reale, simbolo di progresso e creatività delle arti decorative del periodo. Arricchiscono di fascino l’esposizione due troni in noce ed ebano facenti parte del nucleo del mobilio storico della struttura e due album originali contenenti le stampe delle lastre sulla costruzione del Treno reale (1929) e della nuova stazione di Milano Centrale (1931). In occasione della mostra è stato realizzato un volume che racconta la sua storia, pubblicato da Dario Cimorelli editore.

 

Ulisse Stacchini, progetto della Stazione di Milano Centrale, facciata, 1917, inchiostro su copia eliografica, scala 1:200, cm 51×124 (Archivio Architettura Fondazione FS Italiane)

 

Inoltre a Milano…

Il Museo delle Arti Decorative del Castello Sforzesco ospiterà per tutta la durata della mostra una selezione di porcellane di Gio Ponti provenienti dal Museo Ginori di Sesto Fiorentino, a testimonianza della ricchezza e dell’importanza delle sue collezioni temporaneamente inaccessibili al pubblico.


Immagine in copertina: Pierre-Paul Jouve (disegno), Pierre Gaudin (mosaicista), “Pantera nera lotta con un pitone”, 1932, mosaico policromo su fibrocemento 90x180x5 cm (Boulogne-Billancourt, Musée des Années Trente, deposito dell’Académie des beaux-arts di Parigi) (foto di Carlotta Coppo)


“Art Déco. Il trionfo della modernità”
“Il Padiglione reale della stazione Centrale di Milano. Un capolavoro Art Déco”
Milano – Palazzo Reale, Piazza del Duomo 12
dal 27 febbraio al 29 giugno 2025

Orario: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10-19:30;
giovedì 10-22:30; lunedì chiuso. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura

www.palazzorealemilano.it
www.fondazionefs.it

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