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Non c’è whisky senza caraffa. Parola di Alessandro Orzes

Non è la prima volta che la stampa si occupa di lui, e aggiungere qualcosa di nuovo sulla storia di questo collezionista eccellente è quasi impossibile. La sua raccolta di caraffe ed altri oggetti legati alla pubblicità dei whisky è nota in Italia e all’estero, e da diversi anni visibile anche in Internet

Direttore d’albergo, Alessandro Orzes deve i suoi inizi di collezionista al suo primo lavoro, al suo esordio, poco più che diciottenne, dietro al bancone dell’american bar di un grande albergo della riviera romagnola.
«Ero ancora alle prime armi come barman. Una sera un cliente inglese mi chiese un whisky ed io, inesperto, gli domandai se gradiva o meno del ghiaccio. Fu un grandissimo errore! Un errore madornale, perché il whisky si beve liscio oppure allungato con un terzo d’acqua».
Ed è qui che entra in gioco la caraffa? «Sì – risponde – perché la ‘spring water’, come la chiamano gli scozzesi, va servita a parte, in una brocchetta di servizio contenente acqua fresca da aggiungere per esaltare gli aromi del distillato e smorzare la forza pungente dell’alcool».
A seguito di quella brutta figura, il giovane barman Alessandro comincia a guardarsi intorno: «Notai che proprio nel bar dove lavoravo faceva bella mostra di sé una caraffa in ceramica marrone che riportava la scritta Legacy Scotch Whisky. Era incredibile! per mesi e mesi avevo visto e spolverato quella caraffa senza mai darle peso e importanza. La presi in mano, la scrutai per bene e guardai attentamente il marchio riportato sul fondo. Ne rimasi letteralmente affascinato: una vera attrazione fatale! Quella caraffa marrone diventò il primo pezzo di quella che avevo deciso sarebbe stata la mia nuova collezione».


Erano gli anni ’70. Da allora la collezione Orzes ne ha fatta di strada, tanta che ad oggi nella raccolta si contano oltre 3200 caraffe pubblicitarie di whisky, dalle più antiche alle più recenti. E non solo. Ad esse si aggiunge un vasto repertorio di oggetti fatti realizzare dalle distillerie, finalizzati al servizio o solo decorativi: statuine, posacenere, dadi da gioco, locandine, sottobicchieri, secchielli per il ghiaccio, bicchieri, ecc., per un totale di esemplari pubblicitari che non sorprende abbiano avuto bisogno di uno spazio dedicato dove essere riposti. Quello che invece veramente stupisce è come con precisione e ordine Alessandro li custodisca come tesori in pochi ambienti attrezzati dove tutto trova posto e visibilità, una sorta di camera delle meraviglie che lascia senza fiato chiunque abbia opportunità di visitarla. Sono migliaia, infatti, le brocche e gli altri oggetti a tema che, disposti meticolosamente in bella vista sugli scaffali o appesi alle pareti e al soffitto, rendono questo luogo quasi irreale. Ed è solo dopo aver superato il lieve capogiro causato dal primo impatto con la vista totale dell’insieme, che parte la domanda: ma come hai fatto a trovarne tanti e tutti diversi? «La risposta è semplice» risponde. «In passato la produzione di oggettistica legata al whisky è stata notevole. Le brocche, soprattutto, hanno avuto un ruolo primario nella promozione pubblicitaria dei marchi e proprio a loro è stata dedicata particolare attenzione in termini di pregio e varietà».

Breve storia delle whisky jugs

Nate come accessorio per la corretta metodica di servizio del distillato, le jugs pubblicitarie cominciarono ad essere prodotte a metà Ottocento ad uso delle più note aziende inglesi che, per promuovere i loro prodotti, vi facevano riportare sopra il marchio. Alla fine dell’Ottocento già si potevano trovare nei luoghi di vendita e degustazione di liquori, regalate ai proprietari dei locali più rinomati.
«Considerando che i whisky prodotti nel mondo sono oltre 3500, è praticamente impossibile stabilire quali e quante caraffe siano state messe in circolazione nel corso degli anni – precisa Alessandro – neppure i vari cataloghi specializzati, sebbene aggiornati, pretendono di essere completi. In più bisogna considerare che a realizzarle non sono stati solo i paesi produttori di whisky: Scozia, Irlanda, America e Canada. Sotto la base, infatti possiamo trovare marchi di ogni dove: manifatture inglesi, come la Royal Doulton o la Wade Regicor ad esempio; oppure francesi, come la Moulin des loups, e molte altre ancora, anche aziende italiane come la Maioliche Deruta, la Marmaca, la Piola, quest’ultima attiva dal 1961 al 2003 in provincia di Vercelli».
Col passare del tempo, le caraffe pubblicitarie si sono differenziate per decoro, grandezza, stile; hanno seguito la moda del momento e sono state ideate talvolta da grandi designer proprio per attirare maggiormente l’attenzione sul prodotto finale: «Anche i materiali utilizzati sono stati e sono diversi: legno, terracotta, alluminio, vetro, porcellana, plastica – racconta Alessandro – ma la maggior parte di esse è stata creata in ceramica, mentre le misure si sono differenziate essenzialmente in tre tipologie: mini-jugs (molto ricercate) regular e king-size jugs, queste ultime lanciate sul mercato dalla Euroceramics Seven House, piccola manifattura ceramica italiana attiva dal 1978 al 1996 a Vicenza».

Collezionare

«Il collezionismo di caraffe da whisky è abbastanza recente – precisa Alessandro – si sviluppa intorno agli anni ’50-’60 e si espande velocemente. La prima associazione di collezionisti è nata in Australia, paese che vanta il maggior numero di iscritti da tutto il mondo».
Hanno puntato molto sulle caraffe pubblicitarie grosse aziende come la Johnnie Walker, la Buchanan’s, la Bowmore, la Dewars, producendo esemplari molti belli, tra i più ricercati: «Le antiche scozzesi sono le più inseguite dai collezionisti, ma per reperirle bisogna disporre di pazienza e aspettare che l’opportunità si presenti. Purtroppo oggi le caraffe non vengono quasi più prodotte se non in occasioni speciali e quindi è diventato difficile trovare anche gli esemplari nuovi. Per fortuna Internet ha dato nuovo slancio alla ricerca e allo scambio di questo genere di oggetti divenendo anche un modo per conoscersi tra noi e fare amicizia».

Antichità, rarità, stima

Anche se un occhio allenato può riconoscere l’antichità di una caraffa, la rarità dell’esemplare si basa molto su quanti pezzi di quel tipo esistono ancora, e sul marchio di produzione stampigliato sotto la base: «È una vera e propria carta di identità della caraffa – precisa Alessandro – consente di stabilire con buona approssimazione l’anno di produzione. Il marchio di manifattura, inoltre, aiuta ad assegnare il prezzo, un valore che può crescere considerevolmente se l’oggetto è stato creato per conto di distillerie molto piccole o poco conosciute, magari non più esistenti. Inoltre, se è stato prodotto in serie limitata o solo in occasione di un evento speciale: anniversario, commemorazione, ecc., è normale che il suo valore sia molto superiore rispetto a quello degli esemplari più comuni. Le quotazioni sono molto varie: si va dai pochi euro di un pezzo prodotto in grande quantità e non più vecchio di 15 anni, alle svariate centinaia degli esemplari con oltre un secolo di vita, come i ricercatissimi manufatti della Royal Doulton di fine Ottocento o le rare jugs Buchanan’s dei primi del ’900 che possono arrivare a costare 2.000 dollari. Per orientarsi sui prezzi si può fare riferimento ad alcune guide realizzate da appassionati che riportano informazioni e valutazioni».


Whisky online

Esistono alcuni siti dedicati al whisky che consentono di avere un panorama abbastanza esauriente in fatto di prodotti pubblicitari. Il sito www.whiskyjug.it costituisce un vero e proprio punto di incontro per i collezionisti. È stato creato da Alessandro Orzes grazie all’aiuto dell’amico Sergio Brivio, web-designer per diletto. Il sito, attivo da oltre 10 anni, è una fornitissima banca dati con notizie, fotografie, curiosità, indirizzi aggiornati quasi quotidianamente. Ci sono sezioni illustrate dedicate alle caraffe e a tanta altra oggettistica pubblicitaria legata al mondo del whisky.


La Top ten di Alessandro
Le mie 10 preferite perché…

N° 1 Questa caraffa è il punto di partenza della mia collezione, la mia “Numero 1”, semplice, addirittura comune, ma per me ha un significato unico. Anni ’70
N° 2 Ho inseguito questo pezzo per anni, fa parte di una serie di sei differenti caraffe della Buchanan’s raffiguranti una scena di caccia, è molto pregiata e ambita da tutti i collezionisti. Anni ’20
N° 3 Questo esemplare della Dandie Dinmont, realizzato in terracotta dalla Royal Doulton, è poco comune il che lo rende particolarmente ricercato da tutti i collezionisti. Anni ’30
N° 4 La Bulloch Lade, con i suoi colori mi affascina particolarmente. È tra le mie preferite solo per la sua semplicità e bellezza. Anni ’50
N° 5 Questa Usher’s, oltre ad essere uno strepitoso pezzo, è frutto di una contrattazione di scambio con un collezionista durata oltre tre anni; questo aneddoto la rende davvero particolare. Anni ’40
N° 6 Una Invercauld che mostra decisamente la sua straordinaria bellezza. L’immagine di donna rende unico questo pezzo che fa parte di un trittico di caraffe rese diverse tra loro solo per i tre visi raffigurati. Un pezzo quasi introvabile. Anni ’30
N° 7 La Balgowrie entra nella mia speciale classifica perché è il frutto di un minuzioso restauro professionale durato parecchi mesi, che ha ridato vita a uno splendido pezzo ridotto in un cumulo di cocci. Anni ’50
N° 8 Questa McCallum’s realizzata dalla Royal Daulton mostra la sua bellezza per eleganza e forma. Realizzata in 5 diversi colori pastello è il desiderio di ogni collezionista. Anni ’30
N° 9 Questo modello della Black & White è stato per molto tempo un mio sogno, costosissimo e difficile da reperire. Ho impiegato diversi anni per aggiudicarmelo; ha una sorella esattamente uguale ma con un altro disegno e fortunatamente entrambi i pezzi sono nella mia collezione. Anni ’30
N° 10 Ultimo pezzo di questa mia personale classifica, ma non meno importante, è una Johnnie Walker della Royal Doulton. Questa caraffa non poteva certo mancare perché rappresenta una delle più note marche di whisky. Sui due lati riporta disegni diversi. Anni ’10

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