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American costume jewelry. Non chiamatela bigiotteria

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. La sua raccolta si può definire un ‘work in progress’: «Le collezioni hanno un inizio ma non hanno mai fine… Ad esempio mi piacerebbe trovare ancora degli animali di Trifari, quelli smaltati, e sono sempre alla ricerca di alcuni prototipi di Miriam Haskell mai entrati in produzione!»

American costume jewelry. Non chiamatela bigiotteria

Gioielli colorati, divertenti, eleganti, originali e rigorosamente falsi,
nella collezione di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo

di Letizia Guadagno

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo è nota in tutto il mondo per la sua apprezzata collezione di arte contemporanea come pure per l’omonima Fondazione che da anni promuove, ma le opere d’arte non sono l’unica sua passione. Da molto più tempo, infatti, Patrizia coltiva un’altra passione, forse più segreta, ma altrettanto coinvolgente, quella per i costume jewelry. «Collezionare fa parte del mio dna. Mia mamma collezionava porcellane di Sevrés mentre io già da piccola raccoglievo scatoline portapillole, che tenevo tutte catalogate con gran rigore e numerate pazientemente su un piccolo quaderno. Negli anni Ottanta, poi, ho scoperto i costume jewelry grazie ad un’amica americana che un giorno mi appuntò una spilla sul revers della giacca. Per me, che non ho mai indossato molti gioielli, fu una grande emozione; l’inizio di un amore che continua ancora oggi». Esordisce così, la nota collezionista che, acquisto dopo acquisto, è riuscita a raccogliere negli anni circa mille pezzi tra collane, orecchini, spille e bracciali, tutti realizzati con materiali non preziosi, leghe metalliche e cristalli colorati. Curiosa di natura, Patrizia non si è limitata ad acquistare queste piccole meraviglie ma ne ha studiato l’origine, ha svolto ricerche sui designer che li crearono, e ha seguito la loro evoluzione sino ai giorni nostri. «Mi è sempre piaciuto conoscere le vicende degli oggetti che acquisto, e avvicinandomi ai costume jewelry ho scoperto una storia incredibile, profondamente legata a quella degli Stati Uniti nel corso del ’900. La produzione di questi bijoux ebbe un incremento dopo la Grande Depressione del ’29, quando si diffusero moltissimo per via del loro prezzo estremamente contenuto, divenendo molto popolari; per questo motivo, furono definiti ‘gioielli democratici’. Prodotti in grandi quantità, sovente erano creati da celebri designer che in precedenza avevano lavorato per famosi gioiellieri, e uno dei motivi del loro successo fu l’ampio uso che di essi fece l’industria cinematografica di Hollywood. Quando poi, durante la Seconda Guerra Mondiale, un decreto presidenziale vietò l’uso di alcuni materiali utili per scopi bellici, la diffusione dei costume jewelry aumentò ulteriormente».

La collezione di Patrizia Sandretto si compone di un numero consistente di raccolte tematiche che lei stessa si occupa di tenere in ordine e pulite. «Un altro aspetto sorprendente dei costume jewelry – racconta – è la loro grande varietà. Nel tempo vennero realizzati modelli dai soggetti più disparati, anche legati agli eventi particolari ed alle principali ricorrenze, mentre la loro linea andava cambiando passando da quella geometrica déco a quella più eclettica degli anni successivi. Per questo motivo ho cominciato a sviluppare la mia collezione sulla base di ‘raccolte’ tematiche: la serie dei fiori, della frutta, delle palme, degli animali in lucite, delle maschere e degli alberi di Natale… E poi i bijoux patriottici, come le bandiere, i marines, i piccoli aeroplani. Infine, i costume jewelry disegnati da designer famosi come Miriam Haskell, Trifari e Pennino. Conservo la mia collezione in un armadio: in ogni cassetto una raccolta tematica. Voglio averli vicino anche perché li indosso regolarmente: prima scelgo il gioiello che mi fa piacere indossare quel giorno e solo dopo decido il vestito con cui abbinarlo».

Collezionista ormai esperta in materia, Patrizia raccomanda cautela nell’acquisto di questi monili il cui costo può andare da qualche centinaio sino a migliaia di euro. «Spesso alcuni dei costume jewelry che si trovano in commercio sono solo riproduzioni, ossia non sono pezzi originali d’epoca. Per riconoscerne l’autenticità bisogna essere molto informati e consapevoli e occorre prestare attenzione ai particolari: l’eventuale sostituzione di qualche pietra, ad esempio, fa scendere il valore economico del monile». Patrizia sottolinea anche come sia sempre più complicato scovare pezzi di autentici e particolari: «Quando ho iniziato la mia collezione, era molto più facile trovare questi monili nei vari mercatini americani. Col tempo, invece, sono diventati sempre più rari; adesso li acquisto da dealers con cui sono in contatto, e attraverso il web. Ci sono diversi siti dedicati che consulto spesso, anche con mio figlio, che condivide questa mia passione… E ci tengo a sottolineare che li compro esclusivamente negli Stati Uniti: la storia dei costume jewelry è esclusivamente americana ed è lì che bisogna cercarli!».



L’interno della Galleria Giorgio Franchetti a Venezia dove recentemente è stata esposta la Collezione Sandretto Re Rebaudengo

La Mostra

Divine. Splendori di scena. Gioielli Fantasia dalla Collezione di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo Circa 500 gioielli fantasia raccolti da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo sono stati esposti recentemente alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro a Venezia: collane, orecchini, spille e bracciali di finissima fattura e grande originalità, realizzati negli Stati Uniti lo scorso secolo, concepiti per arricchire le mise delle signore e creati, nella maggior parte dei casi, da importanti designer come Trifari, Marcel Boucher, Coro, De Rosa, Eisenberg, Miriam Haskell, Eugène Joseff, Kenneth J. Lane, Pennino.
Suddivisa in 14 diverse teche, ognuna dedicata ad un particolare tema, la mostra ripercorreva la storia di questi bijoux la cui evoluzione procede parallelamente a quella del gioiello e della moda: dalle eleganti spille di Hobé, ai divertenti alberelli di Natale;dagli animaletti di Alfred Philippe con la pancia in lucite alle creazioni più contemporanee, ma altrettanto suntuose, di Iradj Moini.


Articolo pubblicato su La Gazzetta dell’Antiquariato n. 231 – Aprile 2015

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